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Varese 1910 all’asta: 3mila euro

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Un’immagine simbolo del fallimento del Varese 1910: è il 18 maggio dello scorso anno e qualcuno devasta lo stadio “Franco Ossola” danneggiando il prato, spaccando le porte e accusando la società con grandi scritte

Da una parte ci sono i debiti, che al momento ammontano più o meno a 13 milioni di euro e che nei prossimi dodici mesi cresceranno sicuramente ancora, al comparire (formale) di nuovi creditori. E dall’altra c’è quello che si è ricavato dall’asta dei beni mobili della società - circa tremila euro, praticamente spiccioli - e quello che è arrivato e arriverà dalla Lega di Serie B: dovrebbe trattarsi più o meno di 800.000 euro. Sono, questi, i numeri del fallimento dell’Associazione Sportiva Varese 1910, la società calcistica la cui prima squadra era arrivata a sfiorare la promozione in serie A, sparita la scorsa estate dopo un’avventura durata undici anni.

Causa della sparizione, e quindi del fallimento decretato dal Tribunale di Varese, naturalmente il fatto che i debiti siano arrivati a formare una montagna rispetto all’attivo. Ma anche così fa impressione scoprire che alla fine i cosiddetti creditori privilegiati otterranno meno di un decimo di quel che pretendevano, sempre che lo squilibrio tra attivo e passivo non aumenti nel corso del prossimo anno.

Per la procedura fallimentare il prossimo appuntamento in tribunale è l’udienza di domani davanti al giudice delegato Miro Santangelo, udienza che produrrà il decreto di esecutività dello stato passivo sulla base di un progetto che è stato elaborato dal curatore fallimentare Bruno Fisco. Il quale finora ha messo nero su bianco le pretese di 71 creditori del Varese 1910: tutti insieme vorrebbero mettersi in tasca 15 milioni, che il curatore ha ridotto nel suo progetto a 13 (Equitalia da sola pretende 11 milioni di euro e ci sono anche tecnici e giocatori tesserati che hanno visto arrivare solo una parte dei loro stipendi grazie alla fideiussione obbligatoria per l’iscrizione a qualsiasi campionato). Ma, come detto, la situazione resterà fluida fino al 24 febbraio 2017, dato che nei prossimi dodici mesi altri creditori potranno presentare le loro richieste e allo scopo di aggiornare lo stato passivo saranno celebrate altre udienze ogni quattro mesi.

Quanto all’attivo della società, l’asta che si è conclusa di recente e che ha messo a disposizione via Internet i beni mobili del Varese 1910 (trofei e anche mobili veri e propri), ha portato in cassa circa tremila euro (a fronte di un valore complessivo stimato di 10-11.000 euro): l’indubbio valore affettivo di certe coppe non si è tramutato insomma in valore reale. E ben più consistente è dunque quello che è già arrivato dalla Lega di Serie B e che dovrebbe arrivare in futuro (400.000 euro e altri 400.000), frutto di complessi conteggi relativi a trasferimenti e valorizzazioni di giocatori, minutaggi e diritti tv. Parte di questo denaro è già stata però pignorata.

Una relazione del curatore è stata infine già consegnata alla Procura della Repubblica, in possesso da tempo di tutti gli atti.


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