Non è che l’operazione dei vigili urbani lo entusiasmi. Perché il blitz compiuto per fermare le prestazioni omosessuali nei boschi accanto al PalaYamamay, con tre padri di famiglia sorpresi in atti osceni e sanzionati con verbali da diecimila euro, secondo il leghista Max Rogora«va a colpire una situazione che si conosceva da anni, per quanto la vedo io neanche così grave». Insomma, non che adesso lui sia diventato il paladino dei gay («il ruolo lo lascio al Pd») ma la riflessione che si sente di fare il consigliere comunale è una sola: «L’andazzo che c’era fra quelle piante, peraltro risaputo da tutti ormai da tantissimo tempo, può non piacermi ma non lo vedo così pericoloso. Semmai, invece di perseguitare quattro poveretti che si ritrovano a fare cose che non condivido, io userei le forze in campo per altro».
Ed eccola allora la sua mappatura dei veri problemi in città sul fronte della trasgressione: «Mentre andiamo nei boschi a caccia di omosessuali, lasciamo che ogni giorno a bordo strada ci siano decine di prostitute che esercitano tranquillamente la professione, alla vista di tutti, e con l’aggravante di essere schiave di organizzazioni criminali. Le persone che sfruttano queste ragazze andrebbero, quelle sì, colpite duramente e arrestate. Non un manipolo di gay che sfogano le loro pulsioni sessuali».
Così, a proposito di prostituzione, «c’è forse bisogno di segnalazioni per vedere la schiera di africane che ogni giorno viene piazzata lungo il Sempione? Nessuno va mai verso Legnano dove ce ne sono altre? O quelle due che si mettono in fondo a via Lonate anche in pieno giorno? Non serve frequentare quei mondi o fare indagini per saperlo, basta aprire gli occhi e vedere».
Poi lo sfogo di Rogora continua: «Oltretutto a Busto esistono anche molti luoghi di scambisti, o anche dove si appartano semplici coppiette. Ma io non mi metterei, in questa situazione, a dare la caccia alle perversioni. Andrei a stanare i reati veri». Un esempio ulteriore: «C’è mai qualcuno che va a vedere come funzionano davvero i centri massaggi cinesi che sono fioriti numerosi anche in città? Oppure vogliamo far finta di niente anche in quel caso?».
Poi il suo sfogo prosegue: «Io mi incazzo quando sento parlare di pedofilia, di violenza sulle donne, di delinquenza». E non solo: «Ammetto che gli atti osceni, ancor più fra gay, danno molto fastidio anche a me. Però, basta che non mi diano fastidio, non è che rappresentino il problema della mia esistenza. Semmai mi arrabbio molto di più quando vede la gente che si rovina al videopoker e che tutto questo viene tollerato perché lo Stato ci fa i soldi. Se volete proprio saperlo, mi fa molto più schifo l’atteggiamento di falsità che c’è su questo argomento piuttosto che sapere che un po’ di uomini se ne vanno in un boschetto a tenersi per mano».
Il punto del suo intervento, insomma, è votato a definire delle priorità: «Capisco che andare a colpire economicamente delle persone così sia più semplice, ma Busto ha bisogno d’altro. Almeno di coerenza. Perché non mi spiegherò mai come sia possibile che vedano i miei cartelli delle fiere degli ambulanti se sono spostati di mezzo metro rispetto a dove dovrebbero stare ma non si accorgono delle prostitute». Insomma, per l’esponente del Carroccio «il blitz dell’altro giorno ha solo scoperto l’acqua calda», ma la stessa repressione «non la vedo ad esempio quando si tratta di spaccio di droga». Anzi: «Alle persone che sono state multate conveniva dire non di essere omosessuali ma degli spacciatori, perché adesso devono trovare diecimila euro per pagare la sanzione mentre nell’altro caso andava a finire che non succedeva loro nulla. Ripeto: va bene ridare decoro, ma sono i gay la priorità?».