C’è rabbia nelle parole di Khaled Serag, il titolare della macelleria islamica 5 Continenti della centralissima via Piave, oggetto di una rapina nel tardo pomeriggio di venerdì: «Quella notte non ho dormito. Certo la cifra non è troppo grande, ma fa male, fa davvero male vedersi portar via l’incasso di una giornata di faticoso lavoro».
Come dargli torto? Con un astuto stratagemma, due malviventi lo hanno distratto nel momento in cui stava aprendo la cassa sottraendo all’incirca 150 euro: ne è seguita una breve colluttazione, ma i due sono riusciti a fuggire.
«Anche perché non avrei nemmeno potuto reagire seriamente: sappiamo bene che chi risponde a un tentativo di rapina viene quasi sempre processato e incarcerato» aggiunge il commerciante egiziano, da 9 anni a Varese. Khaled si è recato in Questura per proseguire con la denuncia: «Spero di poter visionare le foto di qualche sospetto, anche perché me li ricordo molto bene. Erano vestiti in modo elegante, però, secondo me, si tratta di zingari che si sono abilmente camuffati». Per il macellaio il principale problema di sicurezza è legato proprio a questo gruppo, «che ha letteralmente invaso Varese e disturba, dai semafori alle attività commerciali»: comunque, via Piave non gli sembra particolarmente insicura rispetto ad altre attività. «Io non ho mai avuto problemi: Varese è una città multietnica e mi sembra controllata bene dalle forze dell’ordine», aggiunge il titolare, di nazionalità cinese, del Pacific Market. Di contro, però, la responsabile del Millenium Hair situato nel lato “italiano” (quello con numeri pari), che preferisce non apparire con nome e cognome, lascia trasparire una certa insofferenza: «Cinque anni fa ho subito un tentativo di rapina fortunatamente sventato e da allora tengo sempre la porta chiusa, obbligando i clienti a suonare. Via Piave è cambiata in peggio: la presenza di immigrati è notevole e anche le condizioni di sicurezza mi sembrano peggiorate».
Sopra i negozi, comunque, si snodano studi professionali e numerosi appartamenti. Proprio un residente, Michele Di Toro, si offre per una riflessione più approfondita: «Non credo che via Piave sia più insicura di altre zone di Varese. Certamente c’è da riflettere sui cambiamenti intercorsi negli ultimi anni: le botteghe straniere sono ormai tantissime e, sebbene siano gestite da gente dedita al lavoro che conosco personalmente, non è bello vedere una situazione del genere».
Di Toro non parla di “ghettizzazione”, ma fa capire che «un valido piano del commercio dovrebbe diluire questi negozi nelle varie parti della città. Secondo me, il rilancio di via Piave potrebbe passare anche da quello della caserma Garibaldi e di piazza Repubblica».