«Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi» scriveva Walter Bonatti. E a prendersi la vita di un grande uomo è stata proprio una grande montagna, lasciando amici, parenti e compagni di scalate senza parole. Ieri infatti nel Luinese nessuno voleva credere alla tragica scomparsa di Oliviero Bellinzani, lo scalatore originario del Luinese morto per un incidente in Valle di Blenio a 59 anni.
Domenica 23 agosto un mazzo di rose bianche come la neve delle cime vergini e dei capelli di Oliviero è rimasto a far da sentinella ai ricordi degli amici. Ricordi preziosi, postati su Facebook come il segno tangibile e condiviso di un legame che va oltre la morte: quei fiori sono stati deposti davanti alla porta di casa di Oliviero e "raccontati" con due fotografie sulla pagina Facebook dell'alpinista luinese.
«Sono ancora scioccato - commenta Gianni Schiroli del Cai di Luino -. Non mi sembra vero che Oliviero ci abbia lasciato. Lo conoscevo bene: era un uomo puro e amava la montagna di cui non trasgrediva mai le regole e per la quale portava sempre grande rispetto. Non accettava che la montagna non venisse rispettata e aveva fatto dell’allenamento costante, della conoscenza e delle studio le parole chiave delle sue imprese. Tutta la sezione luinese del Cai è in lutto e le attività per la giornata di oggi sono state sospese».
Messaggi di cordoglio sono stati postati anche sulla bacheca Facebook dello scalatore dove la figlia Xania il pomeriggio di sabato 22 agosto ha annunciato la prematura scomparsa del padre: «Oliviero, mio padre, ieri ci ha lasciati. Il vento lo ha preso con sé. Il dolore è immenso come il vuoto che lascia alla sua famiglia e a tutta la comunità montanara. Ci rimangono i suoi sogni e tutta la forza di volontà che solo lui sapeva trasmettere a tutti noi».
Sempre sul profilo Facebook del cinquantanovenne, amici, conoscenti e compagni di scalate hanno voluto salutarlo: chi con un post, chi con una foto che testimonia un’impresa compiuta in montagna, tutti amareggiati e increduli per la scomparsa prematura dell’Uomo con le Ali. Bellinzani abitava tra Luino e Lugano dove aveva i suoi affetti e tutti gli appassionati di montagne e passeggiate ad alta quota lo conoscevano e hanno di lui un ricordo assai positivo.
«Con lui ho condiviso un’escursione negli Anni Novanta nella zona del Monviso – racconta il presidente del Cai di Germignaga Giacinto Pavan - . Era un lupo solitario, un uomo gentile ma di poche parole e con tanta tenacia. Lo chiamavamo gatto delle rocce tanto era abile nelle scalate. Forte e volitivo, voleva sempre raggiungere gli obiettivi che si poneva. Sul Monviso fu difficile convincerlo a interrompere la scalata perché ormai era calata la sera e le condizioni erano piuttosto difficili. Con noi del Cai di Germignaga, aveva collaborato in occasione della presentazione di alcuni suoi racconti».
Bellinzani viene descritto da tutti come un esperto scalatore, profondo conoscitore della montagna e uomo coraggioso: probabile quindi che a farlo precipitare dalle vette del Canton Ticino sia stato un destino beffardo che lo ha tradito proprio su una delle sue amate cime. Ora potrà correre libero sulle creste dei monti, come hanno scritto gli amici su Facebook.
A Luino, invece, Bellinzani lavorava come impiegato nella contabilità all’Associazione commercianti cittadina, Ascom, dove lavorava da diversi anni e dove la notizia della sua prematura scomparsa è giunta come un fulmine a ciel sereno per i collaboratori dell’associazione e per gli organi direttivi. Il direttore di Ascom Luino, Fiorenzo Minzolini, ricorda così Bellinzani: «Oliviero era sicuramente una persona valida e precisa nel suo lavoro. Le sue imprese sportive in alta quota sono state sicuramente un motivo di orgoglio per tutti noi di Ascom».
Anche Stefano Meloro, vicedirettore di Ascom Luino, ricorda con parole di affetto Oliviero Bellinzani: «Un uomo gentile, socievole e professionale. Era riuscito a superare bene il suo handicap fisico dopo l’incidente in cui era rimasto coinvolto ed era ben integrato nel mondo del lavoro. So che all’attività di escursionista, affiancava quella di divulgatore ad esempio nelle scuole dove raccontava le sue imprese ai più giovani. Siamo davvero addolorati per la sua prematura scomparsa».
L’uomo che rendeva possibile l’impossibile se ne è andato venerdì pomeriggio alle pendici del monte Adula e oggi tutti ricordano ancora le sue mitiche imprese con più di 1100 vette scalate in una ventina di anni: tra le più note la traversata dal Monte Rosa al Cervino a quota quattromila metri con l’ausilio delle sue stampelle ramponate con cui ha raggiunto il traguardo.
«Laddove i più si sarebbero arresi, tu hai camminato» lo ricorda un amico su Facebook mentre un altro lo ricorda per le straordinarie imprese nell’Ossola e c’è chi non dimentica quell’uomo forte e tenace con un«coraggio da leone».
Quella forza che lo ha portato a conquistare anche importanti risultati sportivi come nel 2010 e 2011 il Titolo Italiano Paraclimbing nelle gare Speed e Lied, classificandosi inoltre al 3° posto nella gara di velocità ai Campionati Mondiali di Paraclimbing di Arco nel 2011.