Non voleva seguire il marito in Libia, non voleva sottostare alle sue imposizioni e sognava una vita più occidentale: così si è rivolta alla polizia e ora l’uomo è sottoposto al divieto di avvicinamento alla moglie.
Se continuerà a ossessionarla, a pedinarla, ad appostarsi sotto casa della donna come ha fatto negli ultimi tre anni, andrà dritto in carcere. Il tunisino residente a Busto Arsizio è però disperato. Interrogato dal gip Luisa Bovitutti ha raccontato tutta un’altra storia. O meglio, la stessa storia con una lettura diversa dei fatti.
«Mia moglie da tre anni non mi fa vedere i miei bambini, è solo per questo che ho cercato in tutti i modi di contattarla e di incontrarla».
La verità, come sempre nei casi di stalking e maltrattamenti in famiglia, emergerà solo a processo. Secondo l’accusa - il provvedimento è stato emesso dal gip di Roma, perché è nella capitale che sarebbe avvenuto l’episodio più grave - l’incubo per la marocchina sarebbe iniziato con il rifiuto di seguire il coniuge in un territorio bollente come la Libia.
Lì infatti l’uomo aveva trovato un nuovo lavoro, ma la vittima non se la sentiva di trasferirsi con i bimbi in un Paese instabile, flagellato dal terrorismo e dagli attentati.