L’udienza di lunedì 2 in Tribunale, con la relazione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, ha permesso di fare il punto sulla situazione. E di delineare ufficialmente le nuove piste che gli inquirenti coordinati dal sostituto pg di Milano Carmen Manfredda intendono percorrere nelle indagini sull’omicidio di Lidia Macchi, la studentessa colpita con ventinove coltellate e trovata morta a Sass Pinì il 7 gennaio del 1987. Tra queste, anche un’analisi stratigrafica sull’imene della giovane vittima: si tratta di un reperto per anni custodito nell’Ufficio corpi di reato e raccolto all’epoca insieme a molti altri dal professor Mario Tavani, incaricato dell’autopsia sulla salma, poi in tempi più recenti portato a Pavia per essere analizzato anche dal professor Carlo Previderè, biologo del dipartimento di Medicina legale e Scienze forensi. Ora la membrana, nelle intenzioni dell’anatomopatologa Cattaneo, verrebbe sezionata alla ricerca di tracce biologiche utili a definire il profilo genetico del killer, dal momento che poco prima di morire Lidia subì violenza sessuale. Inoltre a breve, su richiesta di Cattaneo, dovrebbero essere affidati incarichi a un genetista forense e un tossicologo. Il primo avrà il compito di analizzare i reperti raccolti sulla salma della vittima, come peli, unghie e capelli, oltre appunto alla membrana; il secondo dovrà riscontrare l’eventuale presenza sui reperti di tracce di sostanze stupefacenti o farmaci, nell’ipotesi che la ragazza sia stata narcotizzata. «Ma si tratta di esami lunghi: ci sono davanti ancora mesi di lavoro», ha commentato l’avvocato Daniele Pizzi, legale della famiglia Macchi, che ha partecipato all’incontro durato poco meno di un’ora dinanzi al gip Anna Giorgetti, insieme con gli avvocati Sergio Martelli e Roberto Pasella - legali dell’unico imputato, Stefano Binda -, con il pm Manfredda e con la dottoressa Cattaneo. Dall’avvocato Pizzi è arrivata anche la richiesta che nuove ricerche siano compiute anche a Sass Pinì, sopra Cittiglio, dove fu rinvenuto il cadavere della studentessa: il legale chiede che anche lì siano compiute minuziose ricerche dell’arma del delitto, proprio come avvenuto un paio di mesi fa al Parco Mantegazza di Masnago.
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