Alessandro Alfieri, consigliere a Palazzo Pirelli, segretario regionale del Partito democratico, nel mirino avete di nuovo Roberto Maroni: gli contestate la sua candidatura alle amministrative di Varese. La sua è però una scelta legittima.
«Non è la legittimità la questione che ci interessa, ma l’opportunità. Mi lasci dire subito che il Pd, con i suoi livelli istituzionali, ha saputo fare un passo indietro. Cioè ha lasciato che uscisse un progetto civico, a Varese impersonificato da Davide Galimberti; progetto che vede in campo il Pd con le formazioni civiche».
E questo che cosa significa?
«Significa che il ruolo di parlamentari e consiglieri regionali sarà quello di dare una mano dopo, quando e se servirà il contributo dei livelli superiori per costruire i progetti per la città».
Non è una questione di legittimità ma di opportunità. Alfieri, ci vuole spiegare?
«Considero singolare e appunto inopportuno che Maroni si sia candidato capolista del Carroccio. Dimostra semplicemente che la Lega considera Varese come una sua proprietà. Infatti, i leghisti hanno già messo da parte la novità della candidatura di Paolo Orrigoni per virare su Maroni. Fanno passare un chiaro messaggio: ci siamo ancora, Varese è casa nostra».
Secondo lei si tratta di un concetto padronale. Voi, invece?
«Noi con la candidatura di Galimberti e con la presenza di molte realtà civiche diamo il messaggio opposto: Varese deve tornare ai varesini».
Davide Galimberti è però organico al Pd, è un iscritto.
«Vero, ma è anche una persona che non ha mai avuto incarichi pubblici e istituzionali e ha deciso di costruire un progetto civico. Nessuno di noi è in gara per le urne: parlamentari e quant’altri danno una mano a distribuire i volantini. Galimberti è il leader della coalizione. Sull’altro versante si scrive Orrigoni e si legge Lega nord».
Un discorso, il suo, che vale anche per Busto Arsizio e Gallarate?
«Per quanto riguarda il centrosinistra sono tutte candidature emerse dal territorio. Edoardo Guenzani si ripropone a Gallarate dopo un quinquennio di ottimo lavoro. A Busto Arsizio, pur avendo suoi potenziali e ottimi candidati, il Pd si è messo a disposizione per sostenere un progetto più ampio».
La sensazione di qualcuno è che siete spaventati dall’antipolitica e vi rifugiate così nei progetti civici.
«Non scherziamo. Noi abbiamo seguito le indicazioni locali. A Varese ci sono state le primarie, dunque una scelta democratica. A Busto Arsizio abbiamo condiviso un altro tipo di percorso, in piena libertà e dopo un serio confronto».
E allora è la candidatura di Maroni a spaventarvi.
«Primo: non era lui che affermava il principio “una sedia un culo”? Candidandosi per Palazzo Estense, l’ha disatteso. In secondo luogo vorrei stendere un velo pietoso sulla decisione dell’altro ieri di chiedere la sospensione del suo processo a Milano perché in lista a Varese. Viene facile sospettare che l’essersi candidato alle amministrative sia una mossa per tirare in lungo sulla sua vicenda giudiziaria».
Alfieri, qual è il suo parere sulla richiesta della Regione di farsi indennizzare con cinque milioni e messo da Roberto Formigoni? Nasceranno problemi di tipo politico?
«In tutta sincerità sono fatti loro. A mio avviso sono ben altre le questioni che metteranno a rischio la coalizione di centrodestra a Palazzo Lombardia».
Quali?
«Innanzitutto la scelta del nuovo assessore alla Sanità. E’ tutto fermo in attesa dei risultati elettorali. Allo stesso modo è bloccata la seconda parte della tanto sbandierata riforma sanitaria: non se ne discute più. Per non parlare delle scelte politiche abitative per la casa e del piano della mobilità. Per un mese si ferma tutta l’attività del consiglio regionale. Non è un caso: le urne potrebbero far esplodere l’alleanza di governo».
Intanto arrestano il sindaco Pd di Lodi. In una intervista a Repubblica lei è sembrato minimizzare l’accaduto. Le sembra il caso?
«Ho soltanto sottolineato che in Lombardia il Partito democratico governa seicento comuni e che la vicenda di Lodi è circoscritta. I nostri avversari la stanno strumentalizzando perché Lodi è la città del vicesegretario nazionale del nostro partito. Sono comunque convinto che il primo cittadino Simone Uggetti potrà spiegare ogni cosa ai magistrati».
Tutto qui?
«Detto questo, non mi voglio nascondere. Abbiamo l’obbligo di rafforzare la guardia contro il malaffare. Tant’è vero che ogni nostro candidato alle amministrative è chiamato a firmare un codice etico molto più rigoroso e restrittivo rispetto alla normativa vigente».