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Cavaliero: «Più italiani per volare»

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Cavaliero: «Più italiani per volare»

Daniele Cavaliero spazia tra il consuntivo della stagione 2015-16 e le prime idee sulle prospettive future dell’Openjobmetis che lo annovera tra le certezze per il 2016-17. Il capitano biancorosso analizza prima di tutto l’annata “double-face” della squadra: «Mai come in questo caso si può definire una stagione a due facce: fino a metà febbraio la squadra, tra infortuni e cambiamenti, non riusciva a trovare la sua chimica. Poi alcuni innesti hanno dato solidità, e anche grazie al lavoro svolto sin dall’avvio dell’annata si è formato un gruppo che ha trovato il giusto feeling. Il trend positivo degli ultimi due mesi ci ha dato belle soddisfazioni anche se non ci ha permesso di raccogliere i frutti auspicati; prima della partita di Torino era impensabile arrivare a giocarci i playoff all’ultima giornata e perdere una finale dominata di FIBA Cup».

Il rammarico maggiore della guardia triestina è per la sconfitta-beffa nella finalissima di FIBA Europe Cup contro Francoforte: «Ho sempre pensato che il campionato avesse la priorità: è la competizione più sentita anche alla luce del livello più elevato. E dopo aver battuto Reggio Emilia ho pensato che mi sarebbe piaciuto molto tornare a giocare i playoff. Però vincere qualcosa è sempre bello, qualsiasi cosa sia: non essere riusciti ad appendere un altro stendardo a Masnago e vivere quel momento particolare in cui sei il migliore di una competizione è forse il rimpianto più grande».

Al di là dei contratti in essere, Cavaliero condivide il sentiment generale dell’ambiente per un futuro all’insegna della continuità rispetto al roster della stagione appena conclusa: «Queste scelte toccano a chi è deputato a farle dalla società, però riterrei positivo riuscire a ripartire da una base di uomini conosciuti ed apprezzati da società e piazza, e che hanno dimostrato qualità tecniche e morali importanti. E credo che lo apprezzerebbe anche l’ambiente: chi ama questa squadra ha avuto la possibilità di conoscere anche nei momenti difficili gli uomini che hanno regalato belle emozioni nel finale di stagione. Col nostro atteggiamento ci siamo conquistati l’affetto e l’entusiasmo del pubblico di Varese: ho giocato in tanti posti in Italia ma qui la gente ti dà davvero una grande spinta. Però va meritata: all’inizio della stagione non era così, alla fine sì ed è una cosa cambia tantissimo».

E il capitano biancorosso apprezza anche la filosofia basata sull’italianità che si vorrebbe portare avanti tra le strategie di mercato: «Sarebbe più facile sia per chi rimane che per chi arriva, aiutando l’integrazione dei nuovi in un gruppo già consolidato che conosce i valori dell’attaccamento alla maglia. Mi piace l’idea di dare italianità a questo progetto, anche se poi ci aspetterà una sfida ancora più grande perché queste scelte vanno poi ripagate, dimostrando sul campo che una squadra con un nucleo base di italiani è in grado di vincere partite e centrare gli obiettivi designati».

 


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