Potrà sembrare una mera coincidenza e forse lo è. Ma risulta quantomeno curioso che, proprio nell’anno in cui ricordiamo il duecentesimo anniversario della elevazione di Varese al rango di Città per opera di Ferdinando I d’Asburgo, il suo successore di cent’anni più tardi, l’imperatore Carlo I, proclamato beato da Giovanni Paolo II, “prenda dimora” nella chiesa del nobil borgo di Velate, seppure soltanto nella forma di una piccola reliquia custodita in un altare laterale. E’ accaduto pochi giorni fa con grande concorso di popolo e nell’indifferenza più totale delle istituzioni cittadine.
Questo per dire che se Varese è divenuta la culla della cosiddetta “civiltà di villa” punteggiata da parchi e storiche dimore, se ha sviluppato di molto le proprie inclinazioni produttive e commerciali, se ancora non ha dimenticato di essere stata definita da Stendhal la “Versailles di Milano“, se insomma è divenuta la ricca città di provincia -crisi economica a parte- che è ancora oggi, più di qualcosa deve all’Imperiale Regio Governo della Casa d’Austria.
Senza nulla togliere, s’intende, ai Morosini, ai Dandolo e allo stuolo di patrioti che s’immolarono per la libertà dal dominio dell’Aquila Imperiale, senza disconoscere i meriti (e gli eccessi) del boom economico repubblicano di mezzo secolo fa; ma se siamo qui a parlare di due date divise tra loro da due secoli esatti, non possiamo che partire dalle radici. In particolare da quel 6 luglio 1816 in cui il conte di Saurau, governatore di Milano, firmò la Notificazione con cui “Sua Maestà l’Imperatore e Re con graziosa risoluzione del 14 giugno prossimo passato si è degnata d’innalzare il Comune di Varese al rango di Città.”
Scrive Francesca Strazzi, docente di storia e letteratura dell’età moderna e contemporanea all’Università Cattolica di Milano: «Vogliamo dare una voce al ricordo per non dimenticare chi ha visto, amato, narrato e ha costruito il volto della città». È il medesimo intento che abbiamo anche noi con una iniziativa straordinaria: da mercoledì 18 e nei mercoledì del 1° giugno, 29 giugno e 6 luglio, in allegato a La Prealpina troverete un inserto di quattro pagine storiche del nostro quotidiano, in formato e su carta particolare che rievocheranno nel peso e nella mano quelli originari. Un regalo da collezione per i nostri affezionati lettori, un modo per farli sentire -se possibile-ancor più “varesini“, figli nativi o meno poco importa, comunque degni di una terra che in duecento anni di storia ha saputo ritagliarsi col lavoro e con l’ingegno un ruolo di primo piano nel panorama economico dell’Italia, ma non solo.
È un contributo editoriale che si affianca all’impegno profuso dai due comitati cittadini, quello d’onore e quello organizzativo presieduti dal sindaco Attilio Fontana e dallo scrittore e giornalista Mauro della Porta Raffo, che per i mesi di maggio e giugno hanno messo in fila una quarantina di appuntamenti culturali a ricordo dell’importante anniversario.
Perché, nel ricordare le proprie origini e i progetti per il futuro (pensiamo solo al Teatro, ai Musei, ai parchi pubblici), la Città Giardino rilanci l’immagine un po’ appannata di luogo dov’è bello vivere perché natura, cultura, tempo libero possono procedere a braccetto.