«Solo dal confronto nasce la democrazia», esordisce sul palco Marcello Pedroni, presidente onorario di Agorà. Ma l’unica traccia evidente di Pd, ieri sera al Teatro del Popolo, per il Nino Caianielloshow organizzato dalla corrente laica di Forza Italia, rimane il viso sullo schermo di Antonio Pepe, assessore insieme a un giovanissimo mullah nella giunta Patrini e poi acerrimo avversario. «Ho litigato, però è un amico col quale riesco sempre piacevolmente a bere un caffè. Non siamo nemici, ma avversari», ha detto Pepe in una intervista video proiettata sul maxischermo.
Subito dopo appare un altro volto che non ti aspetteresti: è il leghista Attilio Fontana, sindaco uscente di Varese. E la bilancia dei pensieri propende verso gli elogi: «Abbiamo avuto tante occasioni di confronto e a lui riconosco una dote: è sempre stato coerente con quello che ha detto, non ha mai fatto scherzi. Quando con lui arrivi a un accordo, quello è. E in politica non è certo così scontato».
A rappresentare la Lega, alleata con Forza Italia anche a Gallarate, in sala c’è soltanto il segretario di circoscrizione Giuseppe Longhin, nel ruolo di ambasciatore del Carroccio per evitare strali last minute. Il candidato sindaco Andrea Cassani, così come aveva già detto nei giorni scorsi, ha disertato l’invito. Cinque anni fa fu tra i protagonisti della battaglia anticaianielliana della Lega solitaria alle urne con Giovanna Bianchi, ieri non ha voluto dare adito alle voci dei detrattori che non perdono occasione per sottolineare il legame ormai strettissimo tra l’Alberto di Giussano e i berlusconiani per la conquista di Palazzo Borghi.
Il protagonista di “Nino, ieri oggi e domani” - questo il titolo dell’intervista sul palco condotta dal caposervizio della PrealpinaSilvestro Pascarella - poteva essere il pubblico parlante. E invece a sei giorni dal voto, le Forche Caudine di una platea ostile non si sono materializzate. Pd, Città è Vita, Gallarate futura e tutti coloro che, ancora una volta, stanno trasformando le amministrative 2016 in una battaglia pro o contro Caianiello, hanno deciso di non presentarsi con i faldoni dei tribunali, con i bilanci di Amsc, ma soprattutto con le domande scomode, tali da poterlo mettere in un angolo.
Il protagonista, dunque, è rimasto quello sulla locandina: Nino Caianiello. E che ieri sera giocasse in casa lo ha capito subito quando alle 21.24 si materializza sul palco e dal fondo si alza il coro “Nino, Nino, Nino!”.
Lui sorride, prende in mano il microfono e inizia.
Ci vogliono meno di dieci secondi per schiarire la voce, pochi minuti per entrare nel vivo e ripercorrere le tappe salienti della sua ascesa. «Caianiello ha fatto la storia della politica in provincia di Varese negli ultimi trent’anni: di questo sono convinti i suoi sostenitori, ma ancora di più i suoi detrattori», è l’incipit di Pascarella. «Molti onori e molti oneri, pagati comunque sempre sulla propria pelle».
Le domande incalzano, Caianiello sa che da lì a poco sarebbero arrivate quelle scomode e le anticipa: «Il mio primo avviso di garanzia arriva nel 2005 per una vicenda di Urbanistica. Proprio a me, che faccio fatica a spiegare cos’è un metro cubo?». La platea ride, la platea ostile non si indigna. Semplicemente perché non c’è.