Che l’alluvione faccia danni è risaputo. E che talvolta porti a galla situazioni poco chiare, se non illegali, anche.
Nel novembre del 2014, il capannone d’una società edile di Germignaga fu inondato dalle acque del fiume Margorabbia e i finanzieri - con Prociv e vigili del fuoco - oltre a trarre in salvo diciassette persone che dimoravano abusivamente nel capannone industriale (risultati essere tutti dipendenti della società), hanno acquisito subito la copiosa documentazione societaria. Il motivo? Evitare che venisse distrutta o occultata.
Un sommerso da oltre 1,5 milioni di euro
Dall’analisi documentale infatti è emerso - è il caso di sottolinearlo - che i beni mobili finiti sott’acqua appartenevano alla società di capitali italiana che si occupava di costruzioni di edifici residenziali, che aveva la propria sede di fatto a Germignaga e che svolgeva la sua opera lavorativa in Svizzera, controllando una succursale e impiegando manodopera e mezzi direttamente dall’Italia.
Così i finanzieri hanno verificato un’evasione di circa 1.400.000 euro e l’ammanco di versamenti di Iva dovuta all’Erario per un importo di 180mila euro.
In pratica la società, amministrata di fatto da un quarantanovenne denunciato alla Procura della Repubblica di Varese, ha eluso gli obblighi fiscali. In particolare, non ha provveduto alla presentazione della dichiarazione dei redditi dal 2013 al 2014 e ha presentato una dichiarazione infedele per il 2011 e il 2012, omettendo così di dichiarare sia i redditi prodotti in Italia sia quelli prodotti in Svizzera sulla base della normativa sulle Controlled Foreign Company, finalizzata proprio a contrastare le pratiche elusive volte al trasferimento di base imponibile verso paesi con regime fiscale privilegiato.
Altro servizio sulla Prealpina di giovedì 9 giugno.