Diritto di cronaca, verità e segreto istruttorio viaggiano sempre su un confine sottile. La situazione è stata analizzata martedì 7 giugno in sala Montanari, nell’incontro “La deontologia tra cronaca giudiziaria e giustizia spettacolo. A partire dal caso Tortora cosa è cambiato?”, organizzato dalla Camera penale di Varese e dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia, alla presenza di circa 150 professionisti.
Il punto di vista dei giornalisti è stato presentato da Rosi Brandi, segretario dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia e sostenuto da
Piero Colaprico, noto giornalista giudiziario (suo il termine “Tangentopoli”): «Il giornalista - ha detto tra l’altro - talvolta deve chiedere la carità per avere le notizie e quindi, attorno si crea spesso una situazione in cui toghe e divise possono manovrare, dietro le quinte, come e quanto vogliono».
Da parte degli avvocati però le porte non si sono aperte: «Fa spavento - ha affermato l’avvocato Attilio Villa, presidente del consiglio distrettuale di Milano, introdotto da Mauro Pagani - che i giornalisti ipotizzino di diventare una parte processuale».
Al dibattito che si è aperto, è intervenuta il procuratore capo di VareseDaniela Borgonovo:«La realtà è gravissima - ha sottolineato - perché i processi si fanno in tv».
Servizio completo sulla Prealpina di giovedì 9 giugno.