Ventidue milioni di euro mai dichiarati, un’evasione di quasi la metà della somma (per la precisione 10 milioni e 853.000 euro) e un’organizzazione societaria che lascia pochi spazi al dubbio che il crimine fiscale sia stato voluto.
La guardia di finanza di Busto Arsizio ha denunciato cinque persone che controllavano, più o meno direttamente, l’attività commerciale di due società impegnate nella commercializzazione di metalli e che avevano sede in Busto Arsizio.
I finanzieri hanno infatti accertato che le due società, oltre a vendere materie prime a numerose aziende del Nord Italia a prezzi assai inferiori a quelli di mercato.
Come fosse possibile mantenersi così concorrenziali, è la domanda che le Fiamme Gialle si sono posti, trovando risposta negli incroci documentali nelle varie banche dati cui hanno accesso.
Le società erano intestate a prestanome - anch’essi tra i denunciati - e le quote erano trasferite a fiduciarie milanesi, in modo da “schermare” la reale identità degli imprenditori. I quali avevano studiato anche il modo per eludere i controlli stradali: gli autotrasportatori della materia prima, acquistata nell’Est Europa, erano soggetti terzi, muniti di documenti di trasporto parzialmente contraffatti e dai quali si evinceva il destinatario finale, cioè le ditte italiane con cui le due società avevano rapporti commerciali.
Alla fine, però, durante gli accertamenti è emersa la mancanza della documentazione fiscale e i finanzieri hanno ricostruito il quadro dell’evasione: nel reddito mai dichiarato di 22 milioni di euro, sono stati elusi versamenti d’imposta per sei milioni, di Iva per quattro milioni e di Irap per 853mila euro.
Ampio servizio sulla Prealpina di martedì 14 giugno.