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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Molestata sulla ciclabile

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Molestata sulla ciclabile

Molestie sulla pista ciclabile di Castronno, una striscia d’asfalto vicino al cimitero, molto frequentata dai residenti, spesso con i bimbi al seguito.

L’episodio è avvenuto giovedì sera e la vittima ha affidato a Facebook il racconto della paura provata per quel momento in cui, sola, s’è trovata la mano di un giovane di colore che si posava sul suo sedere, mentre stava correndo come spesso fa, giovedì in serata. La donna era in tenuta da corsa, lui - un giovanissimo di colore con occhiali da sole - in bicicletta. «Avevo notato il ragazzetto mentre faceva avanti e indietro sulla bici, sulla ciclabile dietro il cimitero.

A quel punto ho accelerato ma ho visto che mi seguiva. Mi ha toccato il sedere, sono riuscita a dargli uno spintone, è caduto perdendo l’equilibrio e io sono scappata via», sono le parole della donna. Lei che da sempre frequenta la pista ciclabile e ora si chiede: se al posto mio ci fosse stata una ragazzina, che cosa sarebbe successo?

Immediate le parole di solidarietà giunte da tanti castronnesi, reazioni che rispondono chiaramente alla domanda angosciata della signora: ma dove viviamo?

«E mentre lei assicura che non andrà più a correre, per ora quel giovane non è stato identificato», commenta Luca Monti, il portavoce del Comitato spontaneo che si è costituito tra i cittadini. Sì, perché l’episodio è avvenuto proprio nel Comune in cui, da mesi, c’è una comunità di profughi che abita in via Liguria, una zona residenziale, in due appartamenti gestiti dall’associazione Exodus di Gallarate.

«Quella ventina di persone è ancora qui e la questione tuttora irrisolta, nonostante abbiamo spiegato al prefetto, Giorgio Zanzi, alla presenza del nostro sindaco Luciano Grandi, che non è la sede idonea per loro - dice Monti - Questo episodio non fa che confermare la nostra preoccupazione in tema di sicurezza». Ma il comitato continuerà anche domenica 19 (ore 9-13), sotto il gazebo davanti al cimitero (guarda caso a poca distanza da dove è avvenuta l’aggressione) a raccogliere firme contro questa presenza da consegnare al prefetto «per la chiusura di questo centro profughi».

Monti ribadisce invece la disponibilità a ospitare «nuclei familiari in fuga dalla guerra, questi sì, certamente più consoni al contesto residenziale».


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