A un certo punto pareva dovesse essere lui il candidato sindaco del centrodestra nella Città Giardino, al posto di Paolo Orrigoni.
Ma sono arrivati i veti del Carroccio.
Così, Luca Marsico, avvocato, consigliere regionale di Forza Italia, è rimasto al palo. Ora, all’indomani del successo del centrosinistra al ballottaggio, si toglie più di un sassolino dalla scarpa. Sentiamolo.
Marsico, qual è il suo rammarico?
«Rammarico? Diciamo che incuriosisce l’atteggiamento di parte della Lega nord varesina: pare abbia fatto di tutto per perdere Palazzo Estense e consegnarlo alla sinistra».
Nomi e cognomi?
«Credo che al segretario cittadino della Lega, Marco Pinti, vadano attribuite le responsabilità di natura politica. Non tanto o non solo per aver bloccato la mia candidatura, pensando che un esponente di Forza Italia non fosse degno di ricoprire l’incarico di sindaco dopo il dominio leghista; quanto per la mancanza di iniziative politiche nelle due settimane che hanno preceduto il ballottaggio».
Del resto, Matteo Salvini è sembrato voler preferire Gallarate a Varese. A Gallarate la sua presenza è stata assidua.
«Non entro nelle dinamiche interne della Lega. Rilevo soltanto l’assenza di Pinti nel periodo in cui bisognava pressare di più. Una constatazione che non è soltanto mia, ma anche di autorevoli esponenti del Carroccio. Un atteggamento irriguardoso nei confronti di chi, per la Lega nord, ha sempre dato tutto. E mi riferisco ad Attilio Fontana».
Insomma, desistenza. Per quale motivo? Per non aver mai accettato la candidatura di un esterno come Orrigoni?
«Le sue domande avrebbero bisogno di una risposta, che però non posso dare io, ma qualcun altro. Non credo che Pinti possa negare la desistenza, sarebbe come negare l’evidenza. Risponda lui e spieghi anche a noi di Forza Italia, alleati fedeli della Lega nord, che cosa è accaduto. Forza Italia che, al contrario, ha dato anima e corpo per vincere le elezioni».
La sconfitta del centrodestra a Varese ha comunque altre motivazioni: addossare le colpe solo a Pinti è assolutamente riduttivo, non crede?
«Roberto Maroni ha dato la sua versione dei fatti, affermando che il modello Lombardia, cioè l’aggregazione di centrodestra, ha bisogno di essere rappresentata da esponenti espressi dai partiti. Condivido questa analisi». Dunque?
«Voglio ricordare a Pinti che diedi la mia disponibilità a candidarmi a sindaco e che fu lui a porre il veto. Non ho la presunzione di ritenere che con me il centrodestra avrebbe di sicuro vinto, ma il calore che la città mi ha sinora dimostrato, anche in questi giorni successivi al ballottaggio, mi rincuora e conferma che la mia azione politica e professionale a Varese ha un seguito importante. Detto questo...».
Detto questo?
«Siamo in periodo di campionati europei di calcio. Dico che abbiamo perso questa volta, ma che siamo già pronti a rigiocare la partita con tutta la squadra fin da subito. Insomma, rimettiamoci in gioco».
Anche se Forza Italia ha bisogno di essere rigenerata?
«Probabilmente non è l’unica a dover essere rigenerata. Ma in provincia di Varese restiamo una roccaforte berlusconiana. Ci davano al 6 o 7 per cento, abbiamo una media percentuale pari al doppio. Abbiamo perso Varese, ma vinto a Gallarate e Busto Arsizio. La nostra azione sul territorio è importante; la determina anche la coerenza con cui agiamo. A cominciare dall’aver sempre privilegiato il rapporto con la Lega Nord, al quale non intendiamo venire meno».