Le critiche le scivolano addosso. «Non ho esperienza ma ho competenza», spiega con un sorriso Paola Magugliani, quarantatreenne neo-assessore a cultura ed educazione.
Si sente a suo agio nell’incarico («perché sono laureata in Lettere e la cultura è la mia passione») e, se ha avuto qualche titubanza ad accettarlo, «è solo perché la vita mi ha insegnato che la cosa più importante che abbiamo è il tempo, quindi lo voglio usare soltanto per le cose che amo».
Quindi ha accettato?
«Sì, perché mi costerà rinunce, ma alla fine seguire queste deleghe mi stimola. Per altri settori non sarei stata disponibile».
Sembra convinta delle sue capacità...
«Lo sono, ma senza presunzione. Però il mio percorso è sempre stato legato a filo doppio ad arte e cultura. Ho poi fatto l’insegnante, imparando a lavorare in flessibilità sulle emergenze».
Cosa risponde a chi vi giudica un team di inesperti?
«Rispondo che ci stiamo mettendo energia. Oscar Wilde diceva che l’esperienza è il nome che gli uomini danno ai loro errori».
Quali idee ha per dare sostanza al comparto culturale bustocco?
«Detto che la base di partenza sono le mille associazioni che troveranno da me il massimo appoggio, vorrei provare ad innovare il modo di porci come ente pubblico. Ad esempio partirò da un censimento dei giovani artisti di ogni genere espressivo, da usare per lanciare rassegne permanenti sia nelle sale pubbliche che all’aperto, per consentire al bello di conquistare la città. La forza è abbinare settori diversi per inserirsi nell’evoluzione artistica. E il tutto genererà anche una Busto molto più vitale».
Vitale vuol dire votata alla movida?
«Chiamiamola così. E sappiate che dal mio punto di vista arte e movida vanno di pari passo. Le proposte di alta qualità vanno abbinate all’intrattenimento. Ci sono mille esempi a cui ispirarsi, senza temere nulla».
Neanche le critiche?
«Ma che problema c’è se un centro diventa più bello con tavolini, dehors, mostre e cose simili? Il degrado si caccia con l’attivismo. Se non fai niente, piazza Garibaldi diventa il covo dei balordi. Invece puoi fare e sostituire quelle presenze con altre più cariche di entusiasmo. Stiamo parlando di iniziative di livello, non di baracconate».
Però ci vogliono soldi per realizzarle.
«In parte sì, per questo nei primi giorni di mandato sto già sondando le mie conoscenze per portare a Busto proposte di spessore a prezzi simbolici e coinvolgere sponsor privati che vogliano affiancare il Comune. Arte e cultura sono i miei mondi, fin da piccola, conosco tanta gente».
Basterà per farcela?
«Io ci voglio provare, anzi ci riuscirò. Lo spirito è votato alla modernità, anche togliendo polvere a certe proposte con una comunicazione efficace sui social. E comunque ci sono eccellenze da sfruttare, contenendo la spesa: penso alla biblioteca, dove ho conosciuto luoghi e persone davvero straordinarie».
L’altra grande sfida che la tocca è quella dell’educazione. Che vuol fare?
«Ho già avuto tantissimi incontri con le responsabili di vari istituti e andrò avanti a ritmo serrato. In quel caso si tratta di intercettare i bisogni di chi lavora e delle famiglie, per poi concordare con il collega ai lavori pubblici gli interventi».
Ma lei lo conosce l’universo della scuola?
«Ci ho lavorato per anni, quindi credo di aver ben presente di cosa parliamo. E comunque, appena ricomincia l’annata scolastica, girerò tutti gli istituti di competenza comunale».
A fare che cosa?
«Ad ascoltare le richieste, a vivere da dentro le situazioni. Prometto che mangerò con ragazzi e bimbi a ogni mensa. Il mio pallino è l’organizzazione, senza buttar via un euro».
Se dovesse scegliersi uno slogan...
«Vorrei far diventare Busto alla moda. Ci vogliono dunque arte, cultura , qualità e anche un po’ di movida. Lo ritengo un cambio di passo che sarà fruttuoso per tutti».