L’ora del bilancio scocca fra una settimana, esattamente il 18 luglio. Quel giorno il consiglio di amministrazione di Accam si presenterà davanti ai sindaci con numeri da brivido: l’esercizio 2015 chiude con un rosso di quasi 22 milioni di euro, contro i 4,2 dell’anno prima. Il tutto col risultato che il patrimonio netto in dotazione all’azienda crolla a 3 milioni 276mila euro, con la prospettiva che l’anno venturo si dovrà mettere pesantemente mano al portafoglio (lo dovranno fare i sindaci dei 27 Comuni soci, ciascuno in base al numero di quote azionarie possedute) per colmare il buco che si verrà giocoforza a creare.
D’altronde, se l’inceneritore ha maturato una perdita sulla carta “mostruosa”, non si può però parlare di sorpresa. E il problema non sta nell’attività di incenerimento dei rifiuti, che anzi funziona e continua a garantire introiti interessanti. A incidere, invece, sono gli accantonamenti e le svalutazioni legate alla scelta dei soci di confermare lo spegnimento alla fine del 2017. Stringendo i tempi della chiusura dei forni (prima prevista per il 2021), è infatti necessario saldare subito tutti i corrispettivi di ammortamento. Così, se dunque il Cda presieduto da Marco Pigni(che sta facendo un gran lavoro, unanimemente riconosciuto) si presenta adesso tirando le somme di un bilancio penalizzante, nessuno si può lamentare, essendo la scelta voluta e giustificata da volontà politiche ambientalistiche che hanno costretto a sacrificare l’aspetto economico. ma.li.