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Galparoli, fine corsa: «Esperienza fantastica»

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Piero Galparoli lascia la vicepresidenza del Varese

Formalmente rimane socio fondatore. Sicuramente resta affezionatissimo ai colori biancorossi. Di fatto esce di scena.
Il CdA di giovedì sera ha ratificato l’uscita di Piero Galparoli dalla vicepresidenza del Varese (con delega al settore giovanile) e la rinuncia ad ogni altro incarico. Uno degli uomini chiave nella rinascita del club rallenta e tira il fiato «dopo un’annata vissuta a mille all’ora». Ne parla con calma, sembra sereno: «All’interno del Varese siamo uniti ma a questo punto è giusto che io mi defili, anche per sfruttare un’opportunità di lavoro che devo cogliere per forza. Stanco? No, assolutamente. Però l’impegno in biancorosso ha fatto sì che trascurassi aspetti importanti come il lavoro e la famiglia. Mi sono spremuto 24 ore su 24 ogni giorno, ci sta che mi fermi nel momento in cui ci sono altre persone pronte ad intraprendere questa esperienza». Il riferimento è in particolare a Paolo Basile, il direttore generale, l’uomo di fiducia dello sponsor Gagà, il nuovo vicepresidente dopo il passo indietro di Galparoli, come ufficializzato venerdì dal comunicato della società.
L’ex “numero due” di piazzale De Gasperi affronta senza problemi il tema settore giovanile, lo stesso che aveva aperto uno spiraglio momentaneo per la sua permanenza: «Sì, mi sarebbe piaciuto guidare un vivaio importante. Ma per riuscire a realizzarlo occorrono risorse altrettanto importanti che in questo momento, a Varese, servono invece per la prima squadra».

Galparoli precisa che «il Varese mi rimane nel cuore, l’ho anche tatuato sulla pelle, continuerò a dare una mano nella consulenza commerciale. Però il mio impegno - ammette - sarà molto limitato».
Rewind, il riavvio del club: «Inizialmente abbiamo compiuto un lavoro immane, ripartendo da zero, dalle necessità quotidiane: luce, acqua, contratti da riprendere. Bisognava poi riconquistare la fiducia dei tifosi. Ci siamo riusciti, abbiamo vinto due volte: dominando in campionato e riaccendendo l’entusiasmo della gente. Portare sulle gradinate migliaia di persone in Eccellenza è stato bellissimo».

Che cosa rimane di questa full immersion biancorossa? «Tantissimo. E un sacco di immagini splendide. Non soltanto i successi sul campo, anche molto altro: la sede creata all’interno dello stadio, Varesello, il Consorzio, le iniziative organizzate. E l’immagine della gente gioiosa nel giorno della promozione».
Riflessione conclusiva: «È stato Fontana a chiedermi di aiutare il Varese quando si provava a rinascere nella concitazione. Bene, il club è ripartito, è risalito in D. E adesso, nel momento in cui lo stesso Fontana ha esaurito il mandato di sindaco, ci sta che anch’io mi faccia da parte».


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