Slitta ancora di qualche giorno l’atteso trasferimento al “Barbara Melzi” di Tradate dei 70 migranti ospitati da oltre due mesi nel centro d’emergenza allestito dalla Croce Rossa nella palestra del “Don Milani” di Venegono Inferiore.
Nell’istituto di proprietà delle suore Canossiane, resesi disponibili ad accogliere i profughi grazie anche alla collaborazione dell’amministrazione tradatese guidata dal sindaco Laura Cavalotti, i lavori di sistemazione dell’ala ora non utilizzata sono ormai ultimati ma ancora non sono arrivati gli speciali container che, una volta aperti, si trasformano in veri e propri bagni. Non appena saranno sistemati, potrà cominciare il trasbordo. Anche perché il giorno di ripresa dell’attività didattica, fissato per il 14 settembre, si avvicina sempre di più e per quella data l’impianto sportivo venegonese e le infrastrutture collegate dovranno essere liberate e sanificate per gli studenti.
Novità anche più a Nord, nel comune di Maccagno con Pino e Veddasca: con un comunicato sul sito istituzionale, il municipio fa sapere di aver dato ospitalità, a partire dalla serata di sabato, a 27 profughi: si tratta di ragazzi provenienti in larga parte dalla Nigeria (24), mentre i restanti 3 sono originari del Gambia. I richiedenti asilo sono ospitati nella struttura delle Ceppaie, l’ex asilo di Maccagno Superiore diventato, da ormai una ventina d’anni, una base scoutistica: la gestione degli immigrati viene affidata alla cooperativa Agrisol Servizi che ha sede a Ferrera di Varese, la quale lavora in stretto contatto con la Caritas comasca e dovrà occuparsi tutti i compiti richiesti da tale servizio. Il Comune fa sapere che «secondo le indicazioni fornite dalla Prefettura di Varese, queste persone si fermeranno in paese 45-60 giorni, in attesa di essere trasferiti altrove». Non ultimo, l’ente guidato dal sindaco Fabio Passera garantisce la sorveglianza della struttura da parte di un custode per tutto l’arco delle ventiquattro ore, spiegando inoltre come gli ospiti siano assistiti da un team costituito da uno psicologo, un mediatore linguistico, un assistente sociale e un legale. La notizia si è presto diffusa in paese, anche tramite i social network, e ha varcato persino la frontiera, venendo ripresa dalla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana: d’altronde nel territorio di Maccagno si contano ben due valichi con il paese elvetico (Indemini e Dirinnella) e dunque i ticinesi seguono da vicino lo sviluppo sia di questa vicenda, sia di quella legata all’ex caserma Moi di Lavena Ponte Tresa. Dunque, l’emergenza profughi tocca da vicino i comuni dell’Alto Varesotto, che non si tirano indietro davanti a una sfida di proporzioni quantomeno europee: ora bisognerà vedere come reagirà la popolazione del piccolo borgo di frontiera (circa 2500 abitanti) e come si muoveranno alcune forze politiche che si sono già mobilitate, nelle ultime settimane, per gli analoghi avvenimenti proprio di Ponte Tresa e Tradate.