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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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«A Varese ho trovato casa»

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Daniele Cavaliero

Il globetrotter ha messo radici. Dopo aver cambiato 9 squadre in 17 stagioni di A, Daniele Cavaliero ha sposato la causa di Varese a lungo termine, accettando con entusiasmo la proposta della società di estendere fino al 2019 il contratto biennale stipulato la scorsa estate.
«Ho trovato casa? Direi di sì e ne sono molto contento. Negli anni ho sempre sorriso quando chi arrivava in un nuovo club si diceva innamorato del progetto: per innamorarti ci vuole tempo scoprirlo e conoscere le persone che ne fanno parte. E a Varese ho avuto un anno di tempo per apprezzare tutte le persone che fanno parte della società: la prima cosa che mi è venuta in mente quando mi è stata proposta l’estensione del contratto è la voglia di stare a lungo in un posto dove so che c’è un obiettivo comune per il quale tutti lavorano al meglio per dare una mano alla squadra».

Cavaliero resterà il capitano dell’Openjobmetis con l’intento di aiutare a dare un’impronta forte dentro e fuori dal campo: «Sento orgoglio ma anche responsabilità di ripagare l’attestato di stima della dirigenza dopo un anno travagliato e difficile nel quale mi sono anche infortunato dovendo saltare qualche partita. Sarò il primo a mettermi a disposizione per aiutare i compagni a capire cosa vuole l’allenatore e a dare l’esempio in campo. Nella mia carriera ho sempre apprezzato società che avevano un forte tratto distintivo che le caratterizzava e imponeva a chi ci arrivava di adeguarsi: era la forza di Siena, mi piacerebbe dare una piccola mano a costruire un sistema altrettanto forte. Qui c’è uno staff tecnico super, una città che ha passione pura, strutture bellissime e tifosi che se accendi la miccia del loro entusiasmo ti restituiscono moltiplicato per mille il tuo impegno».

Oltre al contributo in spogliatoio Cavaliero darà una mano concreta anche in campo nel ruolo di cambio degli esterni: «Spero di poter dare una mano in questo senso: a 32 anni non sono più un ragazzino ma la voglia di giocare è quella di sempre, se potessi starei in campo 45 minuti su 40. Ma io sarò contento se giocherò gli stessi minuti della stagione passata: più di ogni altra cosa conta la coesione in campo, aiutare la squadra a vincere è la cosa più bella del mondo, e sono certo che personaggi come Moretti, Coldebella e Ferraiuolo che sono stati giocatori ad alto livello lo sanno benissimo e ne terranno conto in sede di costruzione del roster».

E il capitano biancorosso propone una forma di leadership attraverso l’esempio condivisa con Kangur: «Per essere leader non serve la voce, ma l’esempio come dimostra l’attaccamento al lavoro di Kristjan o la super professionalità di Ferrero e Campani; noi che eravamo già qui lo scorso anno dovremo essere i punti di riferimento per la costruzione del nuovo gruppo. Ma sono sicuro di una cosa: per le persone che sono state aggiunte in società e per come si vuole programmare sul futuro e non sul presente, Varese è sulla strada giusta. Non so se quest’anno sarà un flop o arriveremo alle stelle, ma so che sarà bellissimo far parte di questo progetto».


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