Povera Italia e povera, forse, anche Varese. A pochi giorni dalla diffusione del report con cui l’Istat fotografa la situazione di una nazione in cui 4,6 milioni di persone vivono in situazioni di indigenza, l’assessore ai Servizi sociali, Roberto Molinari, fa il punto sul contesto cittadino. E precisa: «Varese non è povera, piuttosto è una città benestante che però, nel tempo, non ha implementato la sua ricchezza, ma l’ha invece consumata, e questo l’ha fatta retrocedere, non solo dal punto di vista economico, ma della qualità della vita in generale». Dunque, dopo la recente approvazione della delibera di giunta rivolta agli aiuti familiari, l’assessore non nega le difficoltà del tessuto sociale varesino.
«La povertà a Varese - aggiunge Molinari - ha due livelli: uno è quello visibile, fatto delle persone che si mettono in coda alla mensa della Brunella, o dei mendicanti che chiedono offerte per strada, e delle famiglie che ricevono a casa i pacchi alimentari. L’altro è quello più sommerso, che molte volte sfugge anche noi, fatto delle tante persone che non arrivano a fine mese, che non riescono a pagare le spese di casa, che avendo perso il posto di lavoro non mandano i figli al nido o alla scuola materna perché non possono permetterselo».
Dunque famiglie numerose, giovani, pensionati, clochard, la fatica di vivere ha tanti nomi, ma il risultato, tirate le somme, si chiama sempre sofferenza e disagio. E il nuovo assessore guarda a tutti e al problema a trecentosessanta gradi, partendo dal presupposto di avere al suo fianco, nella sede di via Orrigoni, «una squadra fortemente motivata, persone competenti che vivono il mestiere come missione. Questo è fondamentale per dare continuità al servizio, indipendentemente dall’appartenenza politica». Bene, fatto salvo che lo “zoccolo duro” c’è, «vogliamo implementare e far crescere i servizi- dice Molinari-, non solo attraverso una maggiore attenzione ai processi di ammodernamento e formazione, ma anche in termini di rilevazione del bisogno, perché i Servizi sociali sono la prima frontiera entro la quale anche l’ultimo dei cittadini deve sapere che non è lasciato solo, ma fa parte di una comunità».
Da qui la delibera di indirizzo, che prevede di “spalmare” aiuti, in forma di una tantum a cominciare dal 2017, rivolti a «persone che perdono la capacità finanziarie per mantenersi, sostegno ai pensionati per il pagamento di forniture elettriche e di gas, aiuti per gli affitti alle giovani coppie». Come questi aiuti saranno quantificati è ancora tutto da definire, «di certo si sa che verrà predisposto un fondo cui le persone potranno accedere con bando di concorso, e avere integrazioni al loro stato economico, con il sistema dei buoni sociali». Per la copertura finanziaria l’assessore conta, oltre che sulle capacità finanziarie dell’ente, su risorse esterne e collaborazione con il terzo settore, ma anche fondi provenienti da bandi regionali ed europei. E assicura: «accorceremo i tempi della burocrazia, perché snellire e semplificare sono due termini essenziali, nella logica del servizio e dell’erogazione delle prestazioni».