Il pubblico ministero Annalisa Palomba ha chiesto una condanna a otto anni di carcere e a 3.000 euro di multa, dopo aver spiegato che va bene avere la passione delle armi, va bene collezionarne duecento come se fossero giocattoli, ma a tutto c’è un limite, costituito dal fatto che alcune armi proprio non è possibile detenerle e che altre devono essere catalogate e denunciate. Una severità che il Tribunale di Varese ha fatto propria, condannando l’imputato Francesco Aparo, ex sottufficiale dell’Esercito di 54 anni, agli otto anni di carcere richiesti, e rendendo più pesante la multa, che è arrivata a 23.000 euro.
Nell’agosto del 2007 Aparo era stato trovato in possesso nelle sue case di Novara e Lentini (in provincia di Siracusa) di decine di armi da guerra, munizioni di vario calibro, pugnali, un ordigno esplosivo e anche penne-pistola come quelle di James Bond. Per questo era stato accusato di detenzione abusiva e traffico internazionale di armi e materiale esplodente, finendo nei guai insieme ad altre persone che avrebbero importato le armi dalla Svizzera: il tutto a seguito di un’indagine della Guardia di Finanza coordinata all’epoca dal sostituto procuratore Agostino Abate.
Nello stesso processo, però, un presunto complice di Aparo, Pietro Ghidelli, è stato assolto «per non aver commesso il fatto», come del resto aveva chiesto il pubblico ministero.
«Si tratta di una condanna pesante - ha spiegato il difensore di Aparo, l’avvocato Andrea Boni - anche in considerazione del fatto che le armi non venivano utilizzate dal mio assistito per commettere reati ma piuttosto per una sorta di accumulazione compulsiva, senza una finalità evidente. Forse il Tribunale ha voluto lanciare un segnale in un periodo di gravi violenze in tutto il mondo legate alla circolazione di armi - ha concluso il legale -ma noi impugneremo questa sentenza davanti alla Corte d’Appello».
Servizio completo sulla Prealpina di giovedì 21 luglio