Sevizie e crudeltà ingiustificate: quello di Michelina Greco era un macello clandestino dell’orrore, non una montatura giornalistica come l’avvocato Walter Picco Bellazzi, difensore della principale imputata, ha sostenuto durante la sua arringa.
Il giudice Rossella Ferrazzi ha condannato la settantottenne e suo figlio a otto mesi di reclusione (che si aggiungono alla multa di 175mila euro rifilata dalla finanza per impiego di manodopera in nero).
Sette mesi alla donna che faceva pagare 25 euro ai musulmani che chiedevano di assistere all’uccisione degli animali, altrettanti all’uomo individuato come vero e proprio macellaio (era stato trovato con un coltellaccio insanguinato in mano, anche se lui sostiene stesse ripulendo l’ambiente su indicazione delle forze dell’ordine), sei mesi a quello che nell’attività che sorge alle spalle di Malpensafiere aveva il ruolo di traghettatore di agnelli e pecore.
Difesi dall’avvocato Stefania Gagni ricorreranno in appello.
Cinque mesi sono poi stati inflitti a uno slavo assistito dall’avvocato Maria Cristina Marrapodi, assolto invece il marocchino difeso dal legale Dario Ferré: era stato trovato sulla scena al momento del blitz, ma l’unica sua colpa era quella di essersi andato a riprendere la propria pecora.
Articolo completo sulla Prealpina di giovedì 21 luglio.