La trattativa sulla Mascioni è sempre più in salita: il faccia a faccia di martedì fra i sindacati e la nuova proprietà (il fondo spagnolo Phi) non ha portato novità positive sul futuro della storica azienda tessile di Cuvio. Anzi. Cgil, Cisl e Uil riponevano più speranze nel summit nella sede dell’Unione industriali di Varese, convocato anche per avere delle risposte precise su alcune idee delle organizzazioni per ammorbidire l’impatto sociale della crisi: invece la proposta dell’azienda è stata “solo” quella di abbassare da 118 a 105 i licenziamenti previsti nella nuova gestione, seguita all’uscita dall’orbita della Zucchi.
«Aspettavamo la risposta e non è sufficiente – commentano nel tardo pomeriggio i responsabili della trattativa, Ernesto Raffaele (Filctem Cgil), Pietro Apadula (Femca Cisl) e Antonio Parisi (Uiltec Uil) - Di sicuro c’è stato un piccolo passo avanti e Phi ha accettato di trattare, ma l’apertura non è sufficiente. Insomma, il dialogo non manca ma siamo ben lontani dalla svolta. Ridurre di 13 unità il numero di esuberi, a patto che venga sottoscritto un accordo sindacale, è ben poca cosa. Informeremo i lavoratori ma di certo questo accordo non è vicino, anzi. L’azienda propone anche di aumentare gli incentivi all’esodo, ma anche questo non basta: contiamo poi che i lavoratori più vicini alla pensione sono già usciti nella prima fase della vertenza e ora quelli che restano non hanno l’età per arrivare al riposo».
Dunque, le risposte da parte dei proprietari spagnoli non sono giudicate sufficienti per mettere la firma su un eventuale accordo, anche se i sindacati apprezzano la volontà di incontrarsi e scambiarsi idee su una possibile via d’uscita. Le aspettative erano molto più alte, perché comunque si andrebbe verso un dimezzamento della forza lavoro, visto che oggi i dipendenti sono 280. Il prossimo incontro ufficiale sarà ai primi di settembre, ma nel frattempo giovedì è già in calendario il tavolo convocato dal vicepresidente della Provincia Giorgio Ginelli. «Anche noi saremo presenti - concludono i sindacati -. Per ora la trattativa è in stallo: noi chiedevamo il sì ai contratti di solidarietà e ad altri strumenti che rendano meno duro nel tempo il peso della crisi».