Il vento della polemica non ha mai smesso di soffiare sulle tre passerelle ciclopedonali dei Cinque Ponti. Anche se sono stati costruiti ormai dieci anni fa, gli ottovolanti pensati per la sicurezza di pedalatori e camminatori non hanno mai rinunciato a caricarsi di criticità e contrasti. Ma, col tempo, sono entrati a far parte del panorama cittadino e - al di là delle ironie - tutti si sono rassegnati alla loro esistenza, considerandole al massimo come un monito nel prendere in futuro idee tanto impattanti e quasi unanimemente giudicate fallimentari (tranne per pochi sostenitori).
Ma adesso, tanto tempo dopo la loro costruzione in fondo a viale Diaz e sullo scavalco del Sempione, le strutture in acciaio tornano sulla scena. Sempre problematicamente. Già, perché Anas - che all’inizio del decennio scorso prese in mano l’opera per portarla a compimento - ha definitivamente presentato il conto. Una nota spese a chiusura dell’intera questione dalle dimensioni enormi. Per dirla chiara: nell’ultimo assestamento di bilancio, al termine di un triennio di richieste, negli uffici contabili di Palazzo Gilardoni si è evidenziata la necessità di chiudere la partita. Ovvero versare un milione e 200mila euro.
Una questione tecnicamente ineccepibile e che per fortuna, entrando in un capitolo di spesa non rientrante nel patto di stabilità, perlomeno non ha costretto a fare altre rinunce sui lavori pubblici imminenti. Ma, alla fine, i soldi sono stati messi sul piatto, saldando la pesante eredità di una scelta (addirittura per Farioli sindaco) che tanti hanno contrastato. Insomma, per chi aveva in mano gli equilibri finanziari, non è stata una sorpresa. Lo è stata invece per il sindaco Emanuele Antonelli, che inizialmente neppure sapeva che fra le mille voci spesso criptiche dell’assestamento ci fosse anche questo saldo ormai datato e così speciale. Poi però l’assessore alle opere pubbliche Alberto Riva, che ha ritrovato la spesa nel settore preso in gestione, lo ha reso edotto di questo “particolare” di uscita superiore al milione. E, dopo un ulteriore approfondimento, si è capito che ormai quel versamento era da fare. «Per fortuna - spiega il cittadino - non si tratta di un costo che ci limita nelle potenzialità di investimento. Sembra paradossale che ci ritroviamo ancora a discutere di quelle passerelle, ma almeno in questa maniera chiudiamo la faccenda».
Per gli ottovolanti, insomma, la questione è l’ennesimo motivo di popolarità, dopo che da diverso tempo la loro presenza era ormai diventata marginale nei discorsi della politica e anche della gente qualunque. Distanti i tempi in cui Beppe Grillo - allora solo comico - ironizzava sulla «labirintite che mi è venuta appena sono arrivato a Busto e ho visto quei mostri». Ormai rare, per via della rassegnazione, le lamentele di chi giudicava inutile aver costruito un torciglione impegnativo e lungo da percorrere sperando che ciò limitasse gli attraversamenti sulla carreggiata e i conseguenti investimenti. Solo due anni fa le strutture erano tornate alla ribalta, quando nell’organizzazione della corsa dei Babbi Natale furono inserite nel percorso, con l’idea di dar loro un senso. Ora un senso le passerelle lo hanno ritrovato da sole, chiedendo un nuovo sacrificio alla città che non le ha mai amate. Né usate.