Una situazione seria e delicata, che nessuna madre, nessuna famiglia vorrebbe mai affrontare. Clarissa Sousa, origini brasiliane, vive in Italia da vent’anni: sua figlia Stefany, nel novembre dello scorso anno, fu vittima di un terribile incidente a San Salvatore, lungo via Doberdò. Giorni di ansia per la sua vita, attutiti da splendidi gesti di generosità della comunità malnatese che allestì persino una raccolta fondi in piazza delle Tessitrici nell’ambito dei mercatini di Natale, per poter garantire le non semplici - e non certo economiche - cure della giovanissima paziente: poi, questa bambina di 9 anni riuscì a scampare il pericolo più atroce, pur portando con sé le gravissime conseguenze di quel fatto. Ancora oggi, a otto mesi di distanza, vive proprio con la madre alla “Nostra Famiglia” di Bosisio Parini, nella Brianza lecchese, una delle più celebri cliniche a livello nazionale per la degenza e la riabilitazione neuromotoria.
Nel frattempo, però, la famiglia cerca un nuovo appartamento a Malnate, per quando sarà passata la fase più critica: «Mi sono trovata solo porte chiuse» esordisce Clarissa, la voce tremante per le lacrime. «Chi non vuole affittarci perché siamo stranieri, quando io sono italiana; chi, invece, non vuole sentir parlare di carrozzelle e di altri strumenti fondamentali per l’attuale condizione di Stefany. Sono passata da tre agenzie immobiliari, ma nessuna è stata in grado di trovarmi niente» prosegue la mamma, che il 19 settembre andrà a Firenze per l’ennesimo intervento chirurgico destinato alla bambina «e poi che faremo? Dovremo piantare le tende in municipio, visto che nessuno vuole dare un appartamento a chi lavora, ha la fedina penale pulita e paga le tasse da una vita?».
La soluzione, oltretutto, sarebbe solo temporanea: l’auspicio, infatti, è che l’assicurazione elargisca un contributo tale da permettere alla famiglia di acquistare una casa propria, in cui Stefany potrà crescere, e magari migliorare, passo dopo passo. I mastodontici tempi della burocrazia, anche in circostanze tanto tragiche, sono però ben noti a tutti.
«Non voglio assolutamente regali o trattamenti privilegiati, posso pagare ed è quello che farò, se a me e alla mia bimba verrà data una possibilità. Mi sembra però che nessuno voglia ascoltarci, né i privati, né le istituzioni: in fondo, non siamo stati a noi a scegliere il nostro destino» conclude Clarissa, con una notevole dose di amarezza.
Il caso è ben noto ai Servizi Sociali del Comune di Malnate, che si mantengono in contatto diretto con la famiglia sin dal momento dell’incidente. Trovare una soluzione, però, non sembra facile.