È 25 Aprile in anticipo. O meglio, le consuete polemiche di tarda primavera tra chi difende la Festa della Liberazione e i revisionisti storici che vorrebbero declassare il periodo della Resistenza a una guerra civile tra italiani, quest’anno a Somma Lombardo capitano fuori stagione. Ad accendere la miccia è stato il sindaco Stefano Bellaria durante il suo intervento alla Festa Democratica che si è chiusa l’altra sera al parco di corso Europa. Ecco la frase pronunciata al microfono: «Vi devo dire che nei giorni scorsi, facendo un giro al cimitero, ho scoperto una cosa che non mi ha fatto molto piacere. Il simbolo della Città di Somma Lombardo su un certo monumento, ma stasera non è il caso di fare polemiche». Il sindaco, eletto la scorsa primavera con il sostegno di Pd, Ncd e sinistra, ha buttato volutamente il sasso nello stagno, senza fare troppo rumore e in attesa di vedere fin dove si allargheranno i centri concentrici nell’acqua.
Naturalmente il monumento finito sotto la lente di ingrandimento è quello dedicato ai repubblichini sommesi, ovvero ai soldati che avevano aderito alla Repubblica sociale italiana, creata da Benito Mussolini a Salò nell’ottobre del 1943 con il sostegno della Germania nazista al fine di mantenere il controllo sull’Italia settentrionale e fermare l’avanzata degli Alleati. Al centro della tomba c’è una lapide con impresso il nome dei “caduti per la patria” sommesi, mentre alla base una targa – posizionata dal Comitato nazionale ricerche ed onoranze caduti Rsi - ricorda che, «sorretti da un grande ideale e fedeli al giuramento dato, caddero nelle file della Repubblica sociale italiana». Il terzo elemento del monumento, quello contestato da Bellaria, è il simbolo ufficiale della Città di Somma Lombardo, ovvero lo scudo sannitico con i tre leoni rampanti, affiancato da due date che all’apparenza non sembrano significare granché: il 13 aprile 2003 e il 5 novembre 2006. Chi lo ha messo? E’ quello che sta cercando di ricostruire il primo cittadino. L’arcano non dovrebbe essere di difficile soluzione, visto che negli ultimi dieci anni ha governato la città il centrodestra con una rappresentanza determinante della destra ex An. Oltretutto in fascia tricolore c’era Guido Colombo, fischiato al suo primo 25 Aprile nel 2006 per un discorso troppo lontano dal pensiero della platea filopartigiana e poi sempre «ad aprire la casa al mare» nei nove anni successivi, lasciando l’incombenza del discorso ufficiale al suo vice o al presidente del consiglio. Con Bellaria, dal 2016 tornerà di sicuro il sindaco al centro della scena per la Festa della Liberazione. Lo ha fatto capire in un altro passaggio del suo discorso: «Tra le cose accantonate e dimenticate da un po’ di anni in un angolo del Comune abbiamo trovato un attestato dell’Anpi. Lo abbiamo spolverato e affisso nel mio ufficio. Come a dire: non dobbiamo dimenticare le radici, la memoria. Questi sono tempi in cui si fa fatica a ricordarsi da dove si arriva».
A questo punto la domanda sorge spontanea: tornato a splendere l’attestato dell’associazione partigiani a Palazzo Viani Visconti, sparirà a breve il simbolo della Città posto all’ombra dell’aquila nera che domina il cimitero vecchio a guardia dei repubblichini caduti sul campo di battaglia?
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'Non mi piace quella lapide'
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