Trent’anni per un delitto così spietato e crudele non sono accettabili. Di questo sono convinte sia la procura di Busto Arsizio che la procura generale, tanto che nei giorni scorsi è stato depositato il ricorso in cassazione: Alex Maggio tornerà dunque alla sbarra per l’omicidio della gioielliera Maria Angela Granomelli. Lo scorso 3 giugno i giudici di secondo grado avevano abbassato l’ergastolo inflitto dal gup Alessandro Chionna nel 2014 motivandolo con la scorretta applicazione della recidiva. che con l’aggressione alla commerciante non aveva nulla a che fare: i precedenti di Maggio erano per uso illecito di carta di credito e appropriazione indebita, e la scelta del rito abbreviato in primo grado, secondo i giudici della corte d’appello avrebbe dovuto portare a un conteggio diverso. Oltre a ciò c’era poi la rideterminazione della pena per la rapina, calcolata in due anni e due mesi.
La decisione finale sconcertò sia gli inquirenti che i familiari della titolare del Dono di Tiffany ma ora potrebbe anche essere rimessa in discussione. Il caso divenne di portata nazionale, anche perché Maggio rimase latitante dal 3 al 28 agosto del 2013, costringendo carabinieri e pubblico ministero Nadia Calcaterra a ingaggiare una caccia all’uomo senza tregua.
L’assassino aveva bisogno di soldi per noleggiare un’auto con cui andare in vacanza. Quel pomeriggio quindi partì da Bollate, dove viveva con la compagna e si recò a Garbagnate per prendere in affitto la macchina. Disse al noleggiatore che sarebbe tornato dopo il prelievo dei contanti, invece si spostò a Saronno.
Fece due passi in giro per il centro e si fermò davanti alle vetrine della sessantaduenne. Poi entrò col pretesto di scegliere un regalo per la sua fidanzata e intrattenne la commerciante con chiacchiere sui massimi sistemi. Quando gli sembrò il momento più opportuno per agire prese un cofanetto e fracassò la testa a Maria Angela, le spaccò addosso una sedia, infierì con calci furiosi e pugni e tentò pure di strangolarla.
Dopo il massacro si ripulì dal sangue nel bagno del Dono di Tiffany, prelevò una manciata di oggetti di valore che poi rivendette al compro oro e tornò a Garbagnate a prendersi la macchina. A quel punto si mise sull’Autostrada del Sole e raggiunse la Puglia. Lì riuscì a isolarsi completamente dal tam tam mediatico della notizia, impedendo alla fidanzata di consultare internet, di collegarsi ai social network, di leggere i giornali o guardare la televisione. Sapeva che le sue foto erano state divulgate ovunque e non voleva farsi trovare. Almeno fino al 28 agosto, a vacanza terminata.
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'Trent'anni sono pochi'
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