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«Si parla tanto di Expo, di turismo, di sviluppo. Ma, quando leggo certe polemiche, mi sembra di vivere in una città da terzo mondo...». Renzo Oldani è amareggiato. Il ciclismo è da sempre la sua passione, la Tre Valli - attraverso la “Binda” che l’imprenditore di Sant’Ambrogio presiede - è diventata la sua vita. Ridurre la corsa di oggi ad un disagio equivale per lui ad un pugno sferrato in pieno volto. «Se vogliamo una città in cui esiste solo il lavoro e non c’è nulla da promuovere, bene. Ma se vogliamo diffondere la nostra immagine e uscire dalla mediocrità per promuovere il territorio, allora gli eventi vanno sostenuti, non contrastati». Il presidente della Società Ciclistica “Alfredo Binda” è un fiume in piena ed è certo che molti siano dalla sua parte: «Ci sono tanti ragazzi contenti di poter assistere alla corsa, tante mamme felici di accompagnare i figli lungo il percorso. Anche lo sport è cultura».
Una delle obiezioni deriva dalla chiusura delle scuole: perché non provare la strada della collaborazione? «Scherziamo? L’abbiamo fatto, più volte. Abbiamo dialogato con il vertice dell’Ufficio Scolastico Provinciale, abbiamo proposto concorsi, iniziative per portare alunni e studenti in piazza. Ma Varese è una città molto chiusa e non c’è risposta».
E le mamme? «A loro dico che non c’è solo lo studio per i figli, c’è pure la possibilità di accompagnarli ad assistere ad un evento che rimanga nella loro vita. Anch’io ho tre figli e tre nipoti: occorre invogliarli, indurli a capire quanto sia bello vivere socialmente una mezza giornata».
Oldani allarga il campo: «Abbiamo provato a lanciare l’idea di un mercato aperto, di un’esposizione da abbinare all’evento sportivo, però abbiamo bisogno d’essere aiutati e non falciati. La domanda è chiara: dove vogliamo vivere? Dateci delle indicazioni. Noi organizziamo l’evento, gli altri devono sfruttarlo. Non possiamo essere noi ad offrire tutte le soluzioni».
L’organizzatore della Tre Valli mette sul tavolo del dibattito l’argomento Expo: «Molti si chiedono che cosa abbia portato alla città. Ma Varese che cosa ha proposto? Tranne alcuni casi, abbiamo strutture alberghiere che risalgono agli anni Sessanta, obsolete. A parte le idee di qualche piccolo imprenditore che si dà da fare, abbiamo una mentalità chiusa. Noi organizzatori siamo un treno da prendere per andare da qualche parte: noi procuriamo i mezzi, ma abbiamo bisogno di qualcuno che salga sul treno inventandosi itinerari, creando iniziative, facendo qualcosa di positivo».
Oldani continua il suo sfogo: «Qui ci si lamenta, ma ci sono tante altre città che farebbero a pugni pur di avere un’opportunità del genere. Grazie alla Tre Valli il nostro territorio viene mostrato per due ore e mezza in mezzo mondo. Aiutateci a sfruttare questa vetrina. Uno spot di 30 secondi sulla Rai costa 100mila euro, qui offriamo due ore e mezza di diretta Tv e c’è chi si lamenta. Si parla solo del controevento, ma sulle nostre teste sta girando l’elicottero con la telecamera...».
Molta avversità era nata già ai tempi dei Mondiali 2008... «Infatti. C’è ancora chi li critica domandando che cosa abbiano portato. Ed io replico: e voi che cosa avete fatto? La verità è che i Mondiali portarono nel Varesotto 23 milioni di euro. Abbiamo avuto parcheggi, strade, asfaltature, la piccola tangenziale che ha eliminato code su arterie vitali. Tutto grazie alla Tre Valli, perché senza la tradizione della nostra corsa non ci sarebbero stati nemmeno i Mondiali. Invece si continua a criticare. Beh, allora non facciamo più niente, chiudiamo tutto. Però poi basta lamentarsi, basta dire che a Varese non c’è mai niente e che bisogna andare a Milano per trovare qualcosa».
Chi non conosce le regole internazionali, afferma che bisognerebbe correre la domenica. «La data ci viene imposta dall’Uci e cara grazia che ci viene concessa. Una collocazione nel calendario ha un valore enorme. Pensate che l’anno prossimo anche il Giro di Lombardia si correrà di sabato e non di domenica. Oggi il centro di Varese sarà chiuso dalle 13 alle 16.30: è proprio il caso di fomentare una rivolta?».