È stato un bel pomeriggio di fotografia quello andato in scena domenica 11 ottobre a Varese per la quinta edizione del Premio Riccardo Prina: la finale affollata alla Galleria Ghiggini e poi, alle 18 a Villa Panza, un incontro con il maestro Gianni Berengo Gardin, le cui immagini - circa un milione e cinquecentomila, dal reportage umanista all’ambiente, dall’architettura al paesaggio - sono state viste in tutto il mondo, «il nostro Cartier Bresson, uno che il giornalista e critico d’arte a cui è intitolato il concorso sarebbe stato lì in prima fila ad ascoltare», come ha sottolineato Bambi Lazzati.
L’organizzatrice infaticabile del Premio Chiara, nel cui ambito il Premio Prina è nato nel 2010 come racconto fotografico, era affiancata da Romano Oldrini, presidente degli Amici di Piero Chiara, e da Mauro Gervasini, a capo della giuria fotografica, oltre che dai suoi “angeli custodi” Serena Longini e Mariachiara Mascarin che ci occupano dell’ufficio e di tutto quello che si deve fare per il premio. Bambi ha voluto aprire la cerimonia con un bilancio più che positivo, evidenziando: la qualità sempre crescente delle opere, che quest’anno erano 63, la mostra delle venti finaliste per la seconda volta ospitata alla Triennale a Milano, la partecipazione alla giuria di Elisabetta Sgarbi. E ora si aggiunge una interessante novità: il vincitore potrà realizzare nella primavera 2016 una mostra personale organizzata dall’Afi, l’Archivio fotografico italiano diretto da Claudio Argentiero a Castellanza con il quale Riccardo Prina aveva collaborato. E il vincitore, che ha ricevuto da Francesca Damiani gli 800 euro della famiglia Prina, è stato Gianpaolo Arena, quarantenne di Treviso che ha partecipato con Collapsing star: un’opera ambientale e sociale che rievoca il 9 ottobre 1963, quando una frana scivolando nella diga del Vajont provocò un’onda gigantesca che causò 1910 morti.
«Questo lavoro - ha spiegato Arena - fa parte del progetto collettivo Calamita Calamità, nato due anni fa in occasione del cinquantesimo anniversario della tragedia, a cui partecipano 50 artisti, fotografi, musicisti, con l’idea di fare una mostra itinerante che partirà da Roma nell’ottobre 2016».
La menzione degli Amici di Piero Chiara, con un assegno di 400 euro, è stata consegnata da Simone Longhini, assessore comunale alla Cultura che ha annunciato per il prossimo anno due grandi eventi fotografici a Varese: se l’è aggiudicata Massimiliano Gatti, trentaquattrenne di Pavia, per l’opera «Hanno memoria le querce», sei scatti nitidi di reperti della Seconda guerra mondiale.
Gli Amici di Riccardo Prina, un gruppo che quest’anno si è costituito ufficialmente in associazione ed è presieduto da Chiara Brovelli, hanno consegnato la busta con i 400 euro a Beatrice Gussoni, ventunenne di Busto Arsizio che ha concepito un’opera essenziale: in Enlèvement due vicini di casa si guardano dalle rispettive finestre dello stesso palazzo, uno sopra e uno sotto.
La giovane autrice, che frequenta la facoltà di Comunicazione all’Università Statale di Milano, ha voluto subito condividere il premio con sua sorella Francesca, 17 anni, che studia fotografia all’Istituto Falcone di Gallarate ma, essendo minorenne, non avrebbe potuto partecipare al premio: Francesca è uno dei due soggetti ritratti e ha aiutato Beatrice a comporre la sua opera, fatta di due fotografie scattate con una semplice Canon, anche grazie ai consigli di due suoi insegnanti al Falcone, ovvero Maurizio Cavazzoni e Maurizio Castelli. La mostra delle venti opere finaliste si visita alla galleria Ghiggini fino a sabato 24 ottobre, giorno in cui è in programma il finissage organizzato dagli Amici di Riccardo: dalle 17.30 un aperitivo con parole e musica, aperto a tutti.