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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Allarme bracconaggio nei boschi

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Allarme bracconaggio nei boschi

Uno sparo che ha squarciato il silenzio della notte. E’ stato forse quel colpo che ha raggiunto un cinghiale, ferendolo. L’animale è riuscito, evidentemente, a sottrarsi al cacciatore (bracconiere o autorizzato?), a scappare. Ma non c’è l’ha fatta. E’ morto. La carcassa è stata avvistata, quattro giorni fa, ai margini di un bosco, nella frazione di Mondonico, comune di Valganna, nella parte che degrada verso la località Tarabara, enclave di Bedero Valcuvia. Il luogo è in montagna: oltre 700 metri. Il cinghiale, dal pelo ancora abbastanza chiaro, quindi un esemplare giovane e forse femmina, era di notevole stazza: un quintale a occhio e croce. Ebbene, è rimasto riverso lì, contro un albero, dalla fatidica notte in cui gli hanno sparato. Questo fino al pomeriggio di sabato 8, quando è intervenuta la Provincia che ha rimosso la carcassa ormai in putrefazione e coperta, da qualcuno, con fascine di legna. E’ stato il vice presidente di Villa Recalcati, Giorgio Ginelli, che ha la delega alla Caccia, a disporre l’intervento. Ed è stato un respiro di sollievo, nel vero senso dell’espressione. Già perché l’animale morto emanava, complici il gran caldo e il venticello serale, un odore nausebondo che aveva infestato l’intero paesino che guarda dall’alto la badia di Ganna e, sull’altro versante, in lontananza, uno spicchio di lago Maggiore. Restano due quesiti. Il primo: c’erano pericoli dati dalla presenza della carcassa in putrefazione? Ginelli, che è anche medico dentista, rassicura: è il contatto con la carne, anzi l’ingestione della stessa, che può causare malattie. L’altra questione: chi ha sparato al cinghiale? I sospetti ricadono sui bracconieri, anche se il numero due di Villa Recalcati non esclude che a tirare il griletto sia stato un “cinghialista”, ovvero un cacciatore autorizzato all’abbattimento selettivo degli ungulati. Certo che se lo sparo è stato quello delle due di notte, peraltro nelle vicinanze di abitazioni, tutto fa pensare - il paese è tra l’altro sopra i 500 metri, dove in teoria non sarebbe ancora consentita l’attività venatoria preventiva e selettiva - ad un abusivo. Ginelli precisa comunque che il cinghiale, prima di diventare commestibile, deve essere sottoposto a esami sugli organi interiori. E’ un accertamento sanitario fondamentale per escludere che sia portatore di malattie per l’uomo. «Mangiare carne derivante da bracconaggio può essere rischioso» sottolinea Ginelli.

Servizio completo sulla Prealpina in edicola domenica 9 agosto


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