'Non fu stupro di gruppo'

Da quattro pesantissime condanne a quattro assoluzioni. Ci sono voluti sei anni per dimostrare quanto sostenuto in dibattimento e ora sono stati ascoltati: non ci fu alcuno stupro di branco in via Baracca, il fatto non sussiste. La sentenza dei giudici della prima sezione penale della corte d’appello è arrivata martedì 20 dopo le 16.  «È la fine di un incubo per i nostri assistiti», commentano con estrema  soddisfazione gli avvocati Cesare Cicorella, Roberto Donetti e Christian Bossi, visto che nel 2009 i loro clienti uscirono con pene di  sette anni e mezzo per  l’uomo ritenuto il vero regista della violenza di gruppo e poi pene di sei anni e mezzo per gli altri tre.
Tra quarantacinque giorni saranno disponibili le motivazioni, ma si può già scorgere il filo conduttore che ha portato a questo esito: la credibilità della vittima, una giovanissima (all’epoca) tossicodipendente che nel corso delle indagini in più di un’occasione non riuscì a far combaciare orari e fatti e che non ricordava neppure esattamente con chi avesse avuto rapporti: durante l’esame davanti al collegio giudicante di Busto, ammise di non rammentare congiunzioni con uno degli imputati, nonostante il suo dna le fosse stato trovato addosso.
I fatti, così come li raccontò la ragazza che all’epoca aveva ventitré anni, risalgono al 27 luglio del 2007 e come collocazione avevano un appartamento di via Baracca. Secondo la ricostruzione della polizia e dell’allora pubblico  ministero Massimo Baraldo, il “capobranco” avrebbe agganciato la giovane nel parcheggio di un centro commerciale di via per Fagnano.
Dopo la condanna in primo grado, i motivi del ricorso presentato dai difensori hanno convinto i giudici d'appello, nonostante il sostituto procuratore generale Gianni Griguolo abbia chiesto la conferma della sentenza del collegio bustese.