Fermato in Germania, finisce dopo quasi due anni e mezzo la latitanza del capo delle truffe sulle vendite immobiliari, estradato in Italia e “accolto” all’aeroporto di Linate dagli uomini della Compagnia di Gallarate della Guardia di finanza, che l’hanno immediatamente arrestato e portato in carcere a Busto. E’ in cella M.L, 47 anni, varesino, capo di un’organizzazione criminale, composta da 18 soggetti (tutti già denunciati al termine di una lunga inchiesta), specializzata in truffe nei confronti delle banche.
L’inchiesta era stata coordinata dal pm Nadia Calcaterra e, nell’ambito dell’operazione denominata “Brasil”, al termine il gip di Busto aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di M.L.: ordinanza non eseguita in quanto il soggetto era risultato latitante all’estero. Nei giorni scorsi, il ricercato veniva fermato dagli organi di Polizia tedesca e, grazie al mandato di cattura a livello europeo che pendeva sul suo capo, estradato con la collaborazione d Guardia di Finanza e Interpol.
L’arrestato era a capo di un’associazione a delinquere, finalizzata alla truffa, falsificazione di atti amministrativi e traffico di documenti falsi, coi quali riusciva ad ottenere finanziamenti e mutui utilizzando tecniche truffaldine. In pratica, i promotori dell’organizzazione si sostituivano ad ignari cittadini, creando ad hoc false “procure speciali a vendere”. Con questi stratagemmi gli ignari proprietari si vedevano la propria casa venduta ai truffatori.
Una volta individuato un immobile in vendita, la banda si attivava per conoscere i dati del bene e del suo proprietario. Quindi realizzavano una falsa procura a vendere a favore di un proprio complice. Contraffatti erano anche i documenti personali, i certificati anagrafici, perfino le buste paga. Il tutto veniva poi presentato alle banche, per ottenere i mutui, ed ai notai, per redigere gli atti di compravendita.
Al termine, mentre per la banda vi era l’incasso e la spartizione del profitto, spesso bonificato su conti correnti esteri, rimanevano i danni alle banche - che avevano erogato un mutuo che non sarebbe mai stato restituito - ed agli ignari proprietari che - oltre a vedersi sequestrata la casa – hanno dovuto attivare i canali giudiziari per rientrarne in possesso. Gli episodi accertati nella provincia di Varese sono stati complessivamente dieci. Oltre al “boss”, le Fiamme gialle gallaratesi avevano già denunciato diciotto soggetti responsabili di falso, truffa aggravata, contraffazione di pubblici sigilli, falsificazione di atti amministrativi e traffico di documenti falsi e conseguente riciclaggio degli illeciti profitti, quantificati nella fase investigativa finale in oltre 700mila euro. Le indagini patrimoniali hanno portato anche al sequestro di sei immobili, per un valore complessivo di circa un milione di euro.
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