L’imputato, 52 anni, accusato di circonvenzione di incapace, ha cercato di convincere il giudice di essere lui l’incapace di intendere e di volere. Il pubblico ministero Antonia Rombolà ha chiesto una condanna a due anni e due mesi di carcere (con 300 euro di multa), appunto per circonvenzione di incapace ai danni di una vicina di casa ottantenne dell’uomo, con appropriazione indebita di circa 13.000 euro. E alla fine il giudice monocratico Andrea Crema è stato più severo del rappresentante della pubblica accusa. Pur avendo concesso all’imputato le attenuanti generiche l’ha condannato a tre anni di carcere con una multa di 1.500 euro, confermando l’originaria imputazione di circonvenzione di incapace e ritenendo l’appropriazione indebita assorbita dall’altro reato (si tratterebbe, in sostanza, di una modalità d’azione e non di un illecito in sé). In precedenza, come detto, il difensore dell’uomo sotto accusa, l’avvocato Francesco Crupi, aveva chiesto l’assoluzione del suo cliente, appunto sulla base di perizie che stabiliscono non solo la sua incapacità dal punto di vista mentale, ma anche gravi malattie fisiche. Va detto però che lo psichiatra Simone Vender in aula ha parlato di problemi di adattamento alla realtà del cinquantaduenne, di uno stato depressivo e di “sfasature” caratteriali, ma ha negato che si tratti di un caso di incapacità di intendere e di volere. E l’anziana vittima? Indotta a vendere la nuda proprietà del suo appartamento di Giubiano, nello stesso palazzo dove abitava l’imputato, almeno secondo la sentenza di primo grado (scontato un ricorso in appello), oggi, a 91 anni, è ricoverata all’istituto “Molina” e ha difficoltà a pagare la retta.
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Raggirata dal vicino
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