La storia di Valentina che affronta un percorso per diventare Davide e di Alessio che ne affronta uno per diventare Alessia e dell’incontro fra di loro che diventa amore e tra qualche mese matrimonio, come raccontato sulle pagine di ieri della Prealpina, è un fatto che sta facendo discutere. Almeno dal punto di vista mediatico. Girare per le strade cittadine, a chiedere ad alcuni passanti che cosa pensassero di quanto pubblicato sui giornali ha suscitato poche reazioni particolari. Per vari motivi: la complessità, innanzitutto, dell’argomento.
Ma anche chi ha detto la sua, è fermo nella premessa: è un parere generale, non riferito alle persone coinvolte, che non conoscono.
«Credo che una cosa che accomuna tutti è che se non ti senti bene con te stesso non riesci neppure a innamorarti veramente – è il parere di Stefania Visentini -. Avere un’esperienza così forte, come un percorso per un cambio di sesso, in comune penso sia qualcosa che può avvicinare anche di più due persone». Resta l’idea di una fecondazione assistita eterologa con un utero in affitto che i due giovani vorrebbero intraprendere. «Quella, se la legge lo consente, è un’altra questione – aggiunge Stefania Visentini -: al massimo saranno loro un domani a decidere come spiegarlo ai loro figli. Ma ci sono tante persone che devono spiegare tante cose ai figli, anche senza cambiare sesso».
Che a una notizia di un amore che nasce tra due persone che stanno cambiando sesso non ci sia nulla da indignarsi o nulla che possa interessare così tanto è la posizione espressa da Cristina Bielli. «Ho letto la notizia e ne ho visto un progetto di positività con due persone che hanno avuto il coraggio di mostrarsi per quello che sono a se stesse e alla società, di fare una scelta, di portare avanti un progetto d’amore che è quello che dovrebbe caratterizzare tutte le coppie. Poi il fatto è molto personale, si può essere contrari, ma non porta male a nessuno. Piuttosto mi piacerebbe ci fosse, più che su questioni di sessualità, maggiore attenzione e indignazione su altre situazioni, dai bambini costretti a lavorare per multinazionali dei cui prodotti ci serviamo ogni giorno, alle famiglie che vivono insieme e non si parlano».
Il cambio di sesso? «I confini, e primo fra tutti quello tra uomo e donna – risponde alla domanda Giuseppe Blumetti –, sono tranquillizzanti, ma il mestiere della vita non è quello di tranquillizzarci». E che nella propria vita ciascuno è libero di fare «quello che meglio crede, basta che sia in regola con le leggi dello Stato» è il parere di Pietro Orlandi. Che è però contrario a qualsiasi questione riguardante uteri in affitto, anche se l’ipotesi è di una fecondazione eterologa.
Una posizione abbastanza simile anche quella di Paolo Re Garbagnati: «Se si vuole cambiare sesso, sposarsi, ciascuno può fare quello che vuole con la propria vita. Parlare di figli è secondo me un argomento più complicato, soprattutto se a monte c’è una non accettazione della propria sessualità, con percorsi anche dolorosi e difficili».
Un argomento in generale complesso è ciò che pensa Simonetta Bernasconi. Soprattutto sul discorso legato ai figli. «Io personalmente non ricorrerei mai a nulla di artificiale nella procreazione. Detto questo, mi restano perplessità parlando a livello generale. Alle spalle c’è un percorso difficile, credo anche di sofferenza. Certo, quando ci si ama si desiderano dei figli, ma penso anche che farli nascere in contesti e soprattutto vissuti comunque più complessi significhi assumersi responsabilità ancora più grosse come genitori».
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Davide e Alessia, una storia 'privata'
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