«Un gesto d’amore verso la mia associazione»: gli occhi azzurri cercano di resistere alla commozione ma è difficile quando bisogna annunciare la fine di un’avventura iniziata un quarto di secolo fa. Pasquale Gervasini, 64 anni, florovivaista e storico presidente di Confagricoltura, dopo 25 anni conclude il suo mandato e annuncia ufficialmente che non sarà fra i candidati per il nuovo corso (il 25 marzo l’elezione del nuovo Consiglio da cui ad aprile dovrà “sbocciare” il nome della prossima guida). Il tutto accade nell’assemblea elettiva celebrata, il 25 marzo, alle Ville Ponti in occasione del settantesimo anniversario di fondazione dell’associazione di categoria che oggi conta 600 iscritti e ha vissuto sulla propria pelle le rivoluzioni del settore primario. «La prima riunione nel 1947 contava migliaia di presenti e l’Italia era un Paese agricolo pre-industriale, oggi il mondo è cambiato ma il nostro settore deve pensare al futuro con grande ottimismo guardando a tecnologia e innovazione - commenta il presidente uscente, il terzo dell’intera storia dopo Angelo Campiotti (che fu anche numero uno della Camera di commercio) e Pietro Maestroni -. Avevo 39 anni quando sono stato scelto per la prima volta, nemmeno io avevo esperienza ma chi mi seguirà avrà modo di farsela sul campo. Lascio pensando ai giovani, ai tanti imprenditori che hanno molto da dire: non mi sono stancato, non è successo nulla, solo dopo un periodo così lungo da presidente è arrivato il momento per un giusto ricambio. Nel nuovo Consiglio, in parte rinnovato, c’è un grande capitale umano, persone di valore che sapranno proseguire l’attività stando accanto agli imprenditori. I colleghi possono ambire alla carica perché hanno la giusta visione».
Un timone ceduto sì con un’emozione palpabile, ma senza scossoni o fatti traumatici, con la certezza che il solco lasciato in questi due decenni porterà buoni frutti: «Sono contento del lavoro fatto e anche di quest’ultima scelta, ho sempre avuto un ottimo rapporto con i direttori e con tutta la squadra, abbiamo vissuto un’esperienza umana e professionale impagabile. Confagricoltura è unica nel suo genere, non si è mai piegata alla politica, è sempre stata critica con tutti - aggiunge Gervasini -. Ma non posso evitare di ringraziare due persone che hanno fatto molto per noi, Stefano Candiani e Giancarlo Giorgetti». Il ricordo, in particolare, va alla battaglia vinta per il mantenimento della contribuzione agevolata per le zone svantaggiate del Varesotto. «Perché fare agricoltura a Dumenza è diverso che farlo nella Pianura Padana - affonda con la proverbiale schiettezza -. Siamo riusciti a mantenere i parametri da Varese in su e i benefici ricadono a valle su tutta la società. Perché se scompaiono le attività agricole dalle nostre valli, se i pascoli vengono mangiati dai rovi, viene meno la cura del territorio». Un rimpianto in 25 anni? «La scarsa unità sindacale».
L’annuncio è avvenuto durante un’assemblea speciale, insolitamente di sabato sera anziché di domenica, legata anche ai 70 anni del gruppo, culminata con una cena di gala dello chef Venanzio Pedrinelli con i prodotti made in Varese: in prima fila anche il presidente nazionale Mario Guidi (anch’egli a fine mandato dopo sei anni, iniziati e finiti - guarda caso - proprio nella Città Giardino) e il presidente lombardo Matteo Lasagna, oltre ad assessori di ieri e di oggi che hanno costellato questo quarto di secolo.