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Lucia Uva, l'ora dei video

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Lucia Uva, l

Sul maxischermo dell’aula bunker del tribunale le immagini di un servizio di una puntata delle “Iene” dell’ottobre 2011. E poi i 63 minuti del documentario realizzato sul caso Uva dal regista Adriano Chiarelli e intitolato “Nei secoli fedele”.
Giorno di visioni e di replay, nel processo a carico di Lucia Uva, la sorella di Giuseppe, il quarantatreenne che nel giugno 2008 morì all’Ospedale di Circolo dopo un passaggio nella caserma dei carabinieri di via Saffi a causa di un piccolo atto vandalico. Lucia Uva è accusata di diffamazione aggravata nei confronti dei due carabinieri e dei sei poliziotti che ebbero a che fare con suo fratello (a loro carico è alle battute finali un processo davanti alla Corte d’Assise di Varese, tra l’altro per omicidio preterintenzionale, sulla base dell’ipotesi del decesso come conseguenza di un pestaggio). E di qui l’importanza delle proiezioni in aula, dato che la donna avrebbe fatto le affermazioni ritenute diffamatorie dalla Procura di Varese appunto nel corso di una puntata delle “Iene” e nel documentario di Chiarelli. Con occhi e orecchi puntati, in particolare, su una frase che Lucia Uva disse all’inviato delle “Iene” Mauro Casciari tra le lacrime, dopo aver chiesto, sembra, una sospensione dell’intervista: un esplicito e scurrile riferimento a una violenza sessuale subìta dal fratello da parte degli agenti.
Servizio completo sulla Prealpina in edicola martedì 17 novembre

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