Castiglioni sindaco e Mariani suo vice e uomo di fiducia in giunta, come quarantaquattro anni fa. E’ questo lo scenario verso il quale si sta indirizzando la coalizione di centrosinistra, sebbene la scelta non sia stata ancora ufficializzata proprio nel tentativo di farla digerire alla base del Partito Democratico, una cui parte rivendica ancora la necessità che sia una figura interna ai dem a giocarsi tutte le carte durante le elezioni della primavera 2016. Eppure le trattative sembrano ormai impostate per provare a riproporre alla città nomi e stili che quasi mezzo secolo fa diressero per un paio d’anni Palazzo Gilardoni, varando uno storico Piano Regolatore.
Già, perché se oggi la soluzione più probabile per scardinare l’egemonia ultraventennale di Lega e Forza Italia vuole che il candidato sindaco sia il medico Gianluca Castiglioni (un civico di centro, espressione del progetto Insieme per la Città di Gianfranco Bottini) e che tutto attorno si dispongano esponenti del Pd capitanati dal renziano Valerio Mariani, il pensiero di qualcuno è già tornato all’inizio degli anni Settanta, quando i rispettivi padri occuparono la cabina di regia del municipio per un biennio, lavorando in sintonia sebbene avessero un’estrazione politica differente. Ovviamente tanto tempo dopo la scelta non si sta prendendo per semplice e nostalgico amarcord, ma perché nel principale partito di centrosinistra sta maturando la convinzione che l’opportunità elettorale sia senz’altro ghiotta ma anche che attualmente il centrodestra gode ancora dei favori del pronostico, sebbene non sia più imbattibile come nella doppia proclamazione di Gigi Farioli. E allora la segreteria dem capitanata da Salvatore Vita piano piano si sta convincendo che il sacrificio legato alla rinuncia di schierare un candidato col proprio simbolo partitico impresso sul petto è comunque giustificato dalle potenzialità di Castiglioni di intercettare voti altrimenti difficili da conquistare. Voti presi che sarebbero in larga parte anche voti tolti ai rivali, tant’è che l’operazione di apertura al centro in atto da mesi sta costringendo a tagliare i ponti con la sinistra più radicale. Marco Linari