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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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«In chiesa si va per pregare»

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«In chiesa si va per pregare»

«In chiesa si va per pregare, per fare silenzio: che razza di idea è cenare, ridere e brindare davanti all’altare?». Il giorno dopo la cena di amicizia e solidarietà vissuta nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, a Borsano la gente è ancora divisa tra pro e contro. Come prima dell’evento. Chi era presente domenica sera, ben cinquecento persone, è felice. Legge soddisfatto La Prealpina, guarda le foto e commenta: «Davvero una serata unica, è andata bene e la novità è piaciuta a tutti quanti. C’è entusiasmo e si ha già la voglia di fare il bis il prossimo anno». Chi ha scelto di non partecipare ribadisce le sue ragioni: «Don Mauro lancia idee un po’ troppo strane. Non si è mai vista una tavolata davanti al Signore».

Il parroco, don Mauro Magugliani, era consapevole di lanciare una sfida. Nello stesso ambito ecclesiale non tutti erano favorevoli e la proposta è stata accolta con un pizzico di freddezza. Lo stesso prevosto monsignor Severino Pagani ha reagito con un pacato: «No comment».

«Anche io ero scettica all’inizio – racconta Tiziana, una dei commensali – in chiesa si va a pregare, ma don Mauro ci ha spiegato bene il senso di questo cibo condiviso e mi ha fatto tornare sui miei passi». «In tanti la pensavano come lei e sono rimasti a casa– aggiunge il marito Gianluigi – si sono persi qualcosa di speciale, ma c’è sempre chi preferisce criticare. Il mondo cambia, deve cambiare anche la Chiesa». «Certo – aggiungono altri – ci sarà scappata pure qualche parola fuori luogo visto che Gesù aveva un posto a tavola, ma Lui si riuniva spesso a cena con i suoi discepoli, non crediamo che se la sia presa…».

I frutti della serata sono destinati alla Caritas di Borsano, quanto donato dai commensali e il ricavato della lotteria ricca di premi sono stati affidati al Gruppo parrocchiale. Tolte le spese per il catering, tutto andrà alla Caritas che aiuterà le famiglie più bisognose. Tutto è stato messo in piedi per loro. E anche fra loro c’è chi ha scelto di partecipare e chi di restare a casa, ma qui era in gioco una questione di riservatezza. Non c’entrano l’approvare o il bocciare la cena in chiesa.

Comunque, ciò che rimarrà scolpito nella memoria non sono le polemiche ma le parole di padre Ibrahim, parroco cattolico ad Aleppo, in Siria, protagonista di un collegamento via Skype: «Le bombe sono lanciate su chiese, case e moschee. Subiamo sulla nostra pelle l’avidità di altri. Anche il presidente Assad è un attaccapanni davanti alle potenze internazionali. Con lui presente abbiamo una parte che sfrutta tutto, se fosse assente prevarrebbe l’altra parte. Noi siamo in mezzo e cerchiamo di sopravvivere senza luce e acqua, nel crollo di una società impoverita di risorse umane». «Avere ascoltato questa testimonianza aiuta a ridimensionare il nostro modo di vivere e di guardare ai migranti – concludono i commensali – chi non c’era si è perso qualcosa di speciale».


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