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Evitare la proliferazione di cinghiali e soprattutto scongiurare il rischio che gli animali dai dentoni all’insù possano «colonizzare nuovi territori in Lombardia». Sono queste le finalità del provvedimento che la Regione, con l’assessorato all’Agricoltura, guidato da Gianni Fava, varerà nelle prime settimane del nuovo anno. La premessa è che gli ungulati, nello specifico il cinghiale, rappresentano un pericolo sia per le coltivazioni, sia per la sicurezza sulle strade. L’assessore Fava, nell’annunciare nuove contromisure e modalità di raccolta dati e monitoraggio della specie, ha tracciato un quadro della situazione: «La progressiva espansione del cinghiale nel territorio regionale, che ha portato alla presenza di almeno seimila esemplari nelle sole province alpine, ha causato un notevole incremento dei danni all’agricoltura e all’ambiente, oltre che numerosi incidenti stradali». La caccia ha comunque frenato l’incremento della popolazione animale: «Nel 2013, in Lombardia, sono stati abbattuti 3.388 capi nell’ambito dell’attività di caccia e 1.186 capi nell’ambito dell’attività di controllo riduttivo condotta dalle Province».
Una delle esigenze è quella di tutelare l’agricoltura. Basti pensare, ha sottolineato l’esponente della giunta Maroni, che (sempre nel 2013) si sono registrate 952 incursioni con danni, da parte dei cinghiali, alle produzioni e la Regione, sotto la quale ricade la fauna selvatica, ha dovuto sborsare a titolo di risarcimento 473.568 euro. Di qui, la necessità di agire in via preventiva su questa specie animale. «Viste anche le numerose segnalazioni e richieste di intervento - ha aggiunto Fava - l’assessorato all’Agricoltura intende individuare modalità di gestione della specie finalizzate a contenerne l’espansione». Più abbattimenti? Più battute di caccia selettiva? Probabile. Lo stabilirà il provvedimento in fase di studio. C’è da tenere conto che non tutti, a livello di pensiero e cultura popolare, sono favorevoli ad abbattimenti massicci. Fava ha confermato che le misure da mettere in campo saranno appunto finalizzate «a evitare la colonizzazione di nuovi territori e, laddove già presente, ridurre o mantenere la densità delle popolazioni di cinghiale a livelli compatibili soprattutto con agricoltura, sicurezza e viabilità e la tutela dell’ambiente». Non è dunque una caccia alle streghe, pardon agli animali dei boschi, ma una necessità.