Piero Macchi, fondatore della Enoplastic morto lo scorso giugno a 87 anni, ha sempre considerato l’azienda come la sua famiglia. E da bravo “nonno” ha fatto in modo che anche per questo Natale, il primo senza di lui, i suoi dipendenti, i suoi “nipotini”, trovassero sotto l’albero la loro bella “busta”. Un regalo inatteso, una sorpresa organizzata con largo anticipo sotto forma di lascito testamentario. Una donazione che raggiunge, complessivamente, il milione e mezzo di euro, un premio spartito tra il personale con importi che variano a seconda dell’anzianità e del livello di servizio.
Le cifre esatte, a dire il vero, è impossibile conoscerle perché la famiglia Macchi, volendo rispettare la linea della riservatezza adottata in tutta la sua vita dall’imprenditore varesino (sia sul lavoro, sia nel campo della beneficenza), preferisce non divulgare informazioni sulla vicenda. «Mio padre ha fatto una cosa molto bella ma molto riservata», dice la figlia Giovanna a proposito del «gesto di riconoscenza» che Macchi ha voluto riservare ai quasi trecento dipendenti.
Vicenda che, come tutte le belle notizie, ha comunque varcato in fretta i confini dello stabilimento di via Galvani. Tanto che gli stessi lavoratori alla fine hanno voluto renderla pubblica, non solo per sottolineare l’atto di generosità ma anche allo scopo di ringraziare Macchi per un gesto che ha un significato che va ben oltre il mero valore economico del contenuto della busta. Busta alla quale era allegata anche una commovente lettera con cui la moglie di Macchi, Carla, ricorda il marito e il profondo legame con i suoi dipendenti.
La Enoplastic, fondata nel 1957 e oggi leader mondiale nel settore di capsule e chiusure per bottiglie di vino, conta 280 dipendenti e quattro filiali in Spagna, Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti. Ma il fulcro è a Bodio, da dove ora la ditta - guidata da Giovanna Macchi e Michele Moglia, amministratori delegati, insieme con Andrea Moglia e il presidente Samo Kalin- punta a conquistare anche i mercati asiatici.