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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Lidia Macchi ai Fatti Vostri

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Lidia Macchi ai Fatti Vostri

Varese (e la Prealpina) al centro dell’attenzione dei media nazionali. Da 29 anni, oggi più che mai. Puntata dedicata al “caso Lidia Macchi”, quella di lunedì 18 gennaio de “I Fatti vostri”, il popolare show di mezzogiorno su Rai2. In studio, accanto al padrone di casa Giancarlo Magalli, per ripercorrere la tragica vicenda della studentessa ventenne trucidata con 29 coltellate all’inizio del 1987, c’era Gianni Spartà, cronista, scrittore, osservatore principe dell’inchiesta sul delitto nel corso di questi quasi tre decenni.
Tre decenni che sono stati ripercorsi sia con il contributo di Spartà, sia attraverso immagini (molte tratte anche da articoli e approfondimenti pubblicati dal nostro giornale), spezzoni audio e con il collegamento dallo studio di Milano con l’avvocato Daniele Pizzi, legale della famiglia Macchi.
Gianni Spartà ha rievocato le varie “fasi” dell’inchiesta, dalle false piste affrontate dagli inquirenti (ultima quella di Giuseppe Piccolomo, già in carcere per il “delitto delle mani mozzate” e sospettato anche di aver ucciso Lidia, ma poi prosciolto) fino alla clamorosa svolta dell’arresto del presunto assassino Stefano Binda, già compagno di liceo di Lidia, una comune vicinanza a Comunione e Liberazione, al quale si è giunti attraverso la lettera “In morte di un’amica”, recapitata ai Macchi all’epoca del funerale e tornata d’attualità nel 2015 in seguito alla pubblicazione proprio sulla Prealpina.

Una svolta tardiva, sicuramente, in un’inchiesta che in 29 anni ha presentato troppi “punti oscuri”, «dalla distruzione della prova regina, quegli undici vetrini, alla scomparsa della borsetta di Lidia e del sedile della Panda dove fu trovato il suo corpo - ha detto Spartà -. L’impressione, però, è che ora, grazie all’encomiabile lavoro del procuratore Manfredda, si sia arrivati a scavare nell’ambiente giusto in cui maturò il delitto». Che poi il killer sia o meno Binda, che dietro il delitto ci sia un movente passionale, sono tutti interrogativi ancora aperti, di soluzione ancora più ardua oggi con il velo di polvere di tre decenni a coprire la Verità. Ma la speranza è tornata. Per Lidia, per i suoi genitori, per chiunque, a Varese come ovunque, si sia almeno una volta in questi 10mila e oltre giorni augurato la soluzione di un caso tanto atroce.


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