Mistero fitto ma anche grande curiosità per quell’inquietante ma al tempo stesso pregevole dipinto di Santa Rita da Cascia, che una mano anonima ha realizzato su uno dei vetri delle ex carceri di via Borroni, a due passi dalla biblioteca. Un’opera che sembra contenere un messaggio, sulla quale i pareri si stanno dividendo.
Ne ha uno tutto suo - e positivo - anche Pinuccio Asta, patron dei Fioeu daa Stra Balon , che in città rinnova da anni la celebrazione di questa figura religiosa, ovvero «la santa delle cose impossibili» a cui sono devoti coloro che non vogliono perdere mai la speranza.
«Ogni 22 maggio - racconta Asta - fuori dalla chiesa dei Frati organizziamo un banchetto in cui offriamo ai fedeli le rose di Santa Rita (presenti pure nel quadro del writer, ndr) per poi devolvere i fondi in beneficenza».
Grande, in lui, è stata allora la sorpresa nel trovare quell’immagine abbinata all’articolo sui murales pubblicato sulla Prealpina: «Nell’universo dei graffitari - aggiunge - quasi sempre fanno delle porcherie che sporcano e basta. In questo caso, invece, seppur dipingendo una figura nera e insanguinata (perché in fronte porta una spina della corona di Gesù in croce), mi sembra di vedere non solo un quadro ben fatto artisticamente ma anche un appello, anzi una ricerca interiore di un aiuto richiesto a questa figura religiosa per togliersi un peso dall’anima».
Una sensazione tanto forte che nel pomeriggio di mercoledì 19 agosto, Asta è andato di persona a visionare l’opera: «Confermo tutto - spiega subito dopo - e ribadisco che anche la scelta discreta del posto in cui mettersi al lavoro è un tentativo dell’autore di lasciare un segno forte. Spero che, se in tutti gli altri casi è doveroso intervenire per pulire gli scarabocchi e punire chi si permette di sporcare le mura degli edifici, stavolta farei un’eccezione e lascerei quell’immagine lì dov’è».