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Venduta. Dopo due aste deserte, è arrivata la fumata bianca sulla Siac, l’azienda di componentistica parte della Casti Group ora destinata a una nuova proprietà. Da novembre 2014 la società era stata dichiarata insolvente proprio a causa dei guai giudiziari della holding di Gianfranco Castiglioni. E i riflettori erano puntati sull’asta di mercoledì 10, la terza fissata dai due curatori fallimentari, quella su cui erano riposte le ultime speranze per trovare degli acquirenti disposti a rilevare l’attività di minuterie metalliche. Una realtà sana, attiva, sempre operativa. E così è stato: all’appuntamento al tribunale di Varese si sono presentati quattro pretendenti ed è stata accettata la proposta di acquisto della Iamet Srl, una newco fondata per l’operazione a Busto Arsizio e con amministratore unico Giuseppe Toia. Ancora non è chiaro quali siano i progetti immediati, ma intanto si può pianificare un futuro per i 209 dipendenti. La Siac è stata acquisita per 6 milioni e 800mila euro, con un considerevole rilancio rispetto alla base d’asta di 4,2 milioni. Tutto fa sperare dunque che ci sia un rilancio, anche se i sindacati restano cauti: il bando ha subito modifiche importanti sul vincolo al numero di dipendenti. Se nei primi due appuntamenti all’acquirente era richiesto il mantenimento di tutti gli occupati, ora è sufficiente garantire almeno 162 unità, con lo spettro di decine di esuberi. E questo sarà il nodo centrale della trattativa.
«Finalmente l’azienda è stata venduta, apprezziamo il rilancio del prezzo, segno che la Siac è un’azienda appetibile sul mercato, ma ora ci interessa che l’acquirente sia serio, interessato al rilancio del sito e al mantenimento occupazionale – ribadisce Domenico Lumastrodella Fiom Cgil -. Ci aspettiamo un piano industriale che garantisca il futuro e trovi una soluzione per tutti i dipendenti».
