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Marco Lenzi è agli arresti domiciliari. Dopo venti mesi trascorsi in carcere, il quarantatreenne accusato di aver gettato la fidanzata dalla finestra è tornato a casa. Il collegio giudicante presieduto da Renata Peragallo ha accolto, mercoledì 10, l’istanza presentata al termine dell’udienza dai difensori Maria Cristina Marrapodi e Mauro Umiltà. Secondo il presidente della sezione penale le esigenze cautelari sono mutate, visto che proprio in giornata si è conclusa l’escussione dei testimoni e l’istruttoria può dirsi chiusa. Ogni pericolo di inquinamento probatorio è quindi scongiurato, ma Lenzi ha il divieto di comunicare con chiunque non sia suo familiare. Non potrà ricevere visite di conoscenti, non potrà contattare amici, non potrà usare il telefono, facebook o qualsiasi altro social network. Alle prossime udienze (in calendario ancora due, il 17 febbraio e il 2 marzo) potrà presentarsi senza scorta e senza accompagnamento di sorta. Ma se mai dovesse tentare un abboccamento con Raffaella Scialpi- che è assistita dall’avvocato Marco Ventura - tornerebbe immediatamente dietro le sbarre. Il pubblico ministero Rosaria Stagnaro si è opposta fermamente alla scarcerazione, ma il tribunale ha ritenuto di dover procedere in modo diverso. Oltremodo soddisfatti i suoi avvocati che addirittura avevano indicato in subordine alla casa dei genitori, quale luogo per i domiciliari, l’abitazione di Potenza con braccialetto elettronico.
La vicenda al vaglio del collegio risale al 10 aprile del 2014. Intorno alle 18 di quel pomeriggio Lenzi avrebbe spinto Raffaella oltre il balcone dell’appartamento di via Sciesa, lasciandola per alcuni istanti appesa nel vuoto. Diciotto metri di altezza separavano il poggiolo dal cortile interno del condominio. Quando Raffaella atterrò al suolo nessuno avrebbe scommesso sulla sua salvezza. Ma il 16 maggio riuscì addirittura a parlare con il pm Stagnaro, nella stanza del Sant’Antonio Abate in cui era ricoverata, raccontando così la sua verità. «Mi si è avvicinato mentre ero appoggiata alla ringhiera e ha incominciato ad alzarmi le mani. Mi ha dato una sberla di rovescio così forte che io mi sono sbilanciata e sono volata oltre il parapetto». L’11 giugno il compagno della trentunenne venne portato in carcere in esecuzione di un’ordinanza firmata dal gip Alessandro Chionna. Si difese fin da subito, dando una prima versione: «Raffaella era fuori a fumare, io in sala.. All’improvviso ha perso l’equilibrio, forse per una distrazione o forse a causa di un malore. Ho cercato di salvarla ma è caduta». Poi, il 20 gennaio, durante la deposizione, ha virato del tutto raccontando un’altra storia: «Non l’ho mai detto per evitarle il ricovero in psichiatria», ma secondo Lenzi Raffaella tentò il suicidio.