Una vendetta di fuoco e di minacce. Una vicenda che comincia nel settembre del 2011, a Parabiago, con la fine di una storia d’amore. Poi sfociata in un crescendo di atti vandalici, incendi e danneggiamenti, nonché di minacce, che hanno avuto per protagonista una donna sulla sessantina incapace di accettare la separazioni dal convivente che l’aveva lasciata.
Se la bionda signora è stata ritenuta ideatrice e mandante della vendetta, il che le ha “frttato” una condanna a tre anni, un suo amico (o forse anche qualcosa di più), un 64enne piemontese, pregiudicato, è stato il suo cosiddetto “braccio armato”. Colui che, senza battere ciglio, avrebbe attuato lo strampalato piano criminale della donna e che, per questo, giovedì 18 è stato condannato dai giudici della quinta Corte d’Appello di Milano ad un anno e otto mesi di reclusione (senza sospensione condizionale della pena) per danneggiamenti aggravati e minacce.
«Vai e incendia la macchina del mio ex, così impara», le avrebbe detto. E lui, P.V., l’avrebbe assecondata.
Approntata una bomba molotov artigianale, riempiendo cioè di benzina una bottiglia di plastica, avrebbe dato fuoco all’utilitaria dell’ex convivente, che neppure conosceva. La stessa scena si sarebbe ripetuta qualche giorno dopo, con un ‘altra auto dell’uomo, attentato sventato dalla polizia locale. E poi telefonate e messaggi sms colmi di minacce di morte, chiamate di sedicenti avvocati che evocavano lo spettro di denunce e di possibili arresti per reati naturalmente mai commessi. Un incubo in piena regola, insomma, “stoppato” dalla denuncia ai carabinieri.
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