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Il dolore e il silenzio

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Il dolore e il silenzio

Il cancello marrone della villetta di via della Madonnina 3, rione di Avigno, si apre poco dopo mezzogiorno per lasciar passare un’auto con due donne a bordo. Sono Fiammetta Masedu, la mamma di Paolo Rindi, e un‘a sua ’amica. Rientrano a casa: Fiammetta ha appena saputo che era proprio di suo figlio il povero corpo ritrovato in Val Grande, in fondo a un dirupo.

E’ trascorso un mese da quel terribile 2 febbraio: fine delle speranze, delle ricerche, dell’altalena tra ansia e disperazione che ha caratterizzato queste lunghissime quattro settimane. «Non appena il tempo lo permetterà, le ricerche di Paolo riprenderanno». E così mercoledì è stato: la montagna che il ragazzo tanto amava ne ha restituito il corpo.

«A partecipare alle ricerche insieme con le squadre di soccorso c’erano anche il papà Dario e mio marito - spiega con gentilezza l’amica di Fiammetta, Sabrina, aprendo il portone - Sì, la mamma è in casa: sono andata a prenderla al lavoro e l’ho portata qui».

Inutile chiederle come sta: distrutta.

Soprattutto perché, probabilmente, quella sottile speranza di trovare Paolo mentre vagava senza memoria era l’ultimo appiglio per non cedere alla disperazione.

Poco dopo mezzogiorno e mezzo suona al cancello della villetta bassa un’altra amica, che entra svelta su una Smart per portare il suo conforto. «Che cosa vuole che le dica? - allarga le braccia - Ecco, Paolo era lì dove lo cercavano».

In breve in via Madonnina si danno appuntamento altri amici della famiglia, mentre dal Piemonte rimbalzano le prime notizie: abiti e zaino corrispondono, sono proprio quelli di Paolo, che è stato composto all’obitorio dell’ospedale Castelli di Verbania in attesa che giovedì 3 avvenga il riconoscimento ufficiale.

Nel frattempo il popolo di Facebook, sul sito dedicato alla sua ricerca, partecipa al lutto. Proprio verso mezzogiorno compaiono sul social network le commoventi parole di mamma Fiammetta, che rievoca le passioni del figlio e s’interroga, a un mese giusto giusto da quell’inspiegabile mancato arrivo, analizzando ogni dettaglio: probabilmente sono state scritte prima della terribile conferma. «Tutti noi che lo conosciamo e gli vogliamo bene sogniamo di trovarlo seduto a un piano», scrive la signora. E parla delle passioni di Paolo, scrittura, lettura e musica, tanta musica, dei momenti di gioia con gli amici di sempre, «chiacchierando di vita e filosofia che lui amava tanto». La mamma rievoca i bivacchi in montagna che lui tanto amava: quegli stessi monti che ora l’hanno restituito ai suoi cari. E commuove, in mezzo alle centinaia di espressioni di dolore e di affetto, “Il Signore delle cime”, in onore dei caduti sulle vette, che un amico ha voluto riportare integralmente nel sito.

Intanto, per una vita che s’è spenta, un’altra si affaccia. E’ «una singolare coincidenza», come l’ha definita lo zio Fulvio, quella che vede la zia di Paolo in travaglio: ieri infatti stava nascendo il suo cuginetto.


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