Mezz’ora di camera di consiglio, poi la sentenza shock: dodici anni di condanna a Marco Lenzi per il tentato omicidio della ex Raffaella Scialpi, cui è stata riconosciuta una provvisionale di 50mila euro. Il collegio giudicante presieduto da Renata Peragallo ha quindi accolto in pieno la richiesta del pubblico ministero Rosaria Stagnaro e soprattutto la ricostruzione che gli inquirenti hanno fornito di quel che accadde il 10 aprile 2014 in via Sciesa. «Da oggi posso ricominciare a vivere, riparto da qua», ha commentato la vittima tra le lacrime. Sconvolto, attonito, quasi stordito, invece, l’imputato che, forse, in quegli istanti ha ripensato al patteggiamento a cinque anni rifiutato in fase di indagini. Sembravano un’enormità, all’epoca, «non patteggio cinque anni per una cosa che non ho fatto», disse in aula durante l’esame. Ma da ieri quel rassicurante quinquennio assume tutto un altro sapore. «Siamo davanti a una sentenza palesemente ingiusta, che sinceramente nemmeno comprendo. Di sicuro andremo in appello», contestano gli avvocati Maria Cristina Marrapodi e Mauro Umiltà. Bisognerà attendere novanta giorni per conoscere le motivazioni, ma è facile intuire che alla base della decisione ci siano le numerose bugie raccontate da Lenzi per quasi due anni, coronate dal colpo di scena finale, quando in aula regalò l’ennesima verità: «Raffaella si è buttata».
↧