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Polita, la richiesta del pm

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Polita, la richiesta del pm

È stata un’altra udienza preliminare ad alta tensione, quella di venerdì 4 davanti al gup Stefano Sala a carico di undici imputati, a partire dai due noti imprenditori varesini Sandro e Antonello Polita, accusati di vari reati legati a fallimenti di società del loro gruppo. Se infatti da un lato l’udienza va avanti - il pm Sabrina Ditaranto ha chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati per tutti i capi d’imputazione (sparisce solo il falso in scrittura privata, che è stato depenalizzato), tranne uno, il famoso avvocato Fabio Anselmo, per il quale c’è una richiesta di condanna, con il rito abbreviato, a otto mesi di carcere -, dall’altro Sandro Polita insiste nel tentativo di bloccare il procedimento. Nel primo pomeriggio, dopo aver chiesto inutilmente al gup di rendere pubblica un’udienza che si svolge, come tutte le preliminari, a porte chiuse, ha dichiarato infatti in aula di non volersi sottoporre a interrogatorio perché non riconosce la legittimità del Tribunale di Varese. Questo per una serie di motivi che si possono sintetizzare così: ci sarebbero gravi problemi con le prove messe insieme dalla Procura (in particolare Polita ritiene che un suo pc finito sotto sequestro sia stato manomesso dalla Guardia di Finanza), ci sarebbe un’indagine sull’indagine da parte della Procura di Brescia (con diversi indagati, a partire dall’ex pm varesino Agostino Abate, primo titolare del fascicolo) e ci sarebbe per questo un’incompatibilità ambientale tale da rendere necessario il trasferimento del processo in un’altra sede giudiziaria. Una serie di motivi che nel corso della prossima udienza, il primo aprile, dovrebbero indurre il difensore dei Polita, l’avvocato milanese Ivano Chiesa, a presentare appunto un’istanza di remissione del processo e di trasferimento in un’altra città, sulla quale deciderà la Corte di Cassazione (non è chiaro se con immediata sospensione del procedimento da parte del gup o con effetto sospensivo solo in relazione alle decisioni dello stesso giudice). Per Varese si tratterebbe di una prima volta.

Quanto all’avvocato Fabio Anselmo, nome noto dato che si tratta di un legale di caratura nazionale, che si è particolarmente distinto nell’ambito della tutela dei diritti umani in situazioni di abusi di potere commessi dalla pubblica autorità (ha seguito i casi Aldrovandi e Cucchi, e a Varese il caso Uva), per lui è arrivata una richiesta di condanna, come detto, a otto mesi di carcere. Bene precisare che il legale deve affrontare una sola contestazione, quella di aver emesso una fattura per operazione inesistente a favore della società Barbana srl, che faceva capo a Sandro e Antonello Polita, per un ammontare pari a 17.834,47 euro: accusa che l’interessato ha sempre respinto con forza.


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