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Truffe alle officine, è allarme

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Truffe alle officine, è allarme

Chiede di mantenere l’anonimato, perché al danno economico non si aggiunga la beffa di essere additato come «quello che si è fatto truffare». Ma vuole parlare comunque per mettere in guardia gli altri operatori del settore, affinché non cadano nella sua stessa trappola. E la trappola, va detto, è orchestrata molto bene: tanto semplice quanto efficace. Anche se, in base a quanto riferito, gli agenti della Polizia ferroviaria di Varese sarebbero già riusciti a identificare i “Bonnie e Clyde” delle concessionarie automobilistiche, un uomo di nazionalità nordafricana e una donna italiana, che nelle ultime settimane hanno messo a segno almeno quattro colpi tra Lombardia e Piemonte.

La dinamica dell’episodio è presto spiegata: poco tempo fa a Varese nell’officina ricambi della concessionaria in questione, che tratta vetture di prestigio, si è presentato un giovane distinto, ben vestito e dai modi sicuri. Ha chiesto di poter acquistare tappetini per interni, pastiglie per i freni, olio motore, pneumatici e tutto l’occorrente per il tagliando, per un totale di quasi 1.500 euro. Ma a questo punto ha chiesto di pagare con un assegno. «Per politica aziendale – ha spiegato il responsabile – non accettiamo assegni per importi superiori ai 500 euro. Ma questa volta purtroppo abbiamo fatto un’eccezione perché i documenti erano perfettamente in regola e non ci è sorto alcun dubbio sulla bontà dell’operazione».

L’amara sorpresa è arrivata al momento di incassare: allo sportello bancario è stato comunicato che quell’assegno (proveniente da un libretto intestato alla donna italiana che ne ha denunciato il furto, ndr) risultava proveniente da un libretto rubato. A questo punto al responsabile della rivendita non è rimasto altro da fare che presentarsi al posto Polfer di piazzale Trento, poco distante dalla banca. Gli agenti hanno fatto scattare le indagini, ma nel frattempo anche il concessionario ha fatto qualche verifica in più: «Tramite i nostri canali interni – ha spiegato l’uomo – abbiamo scoperto che lo stesso tipo di truffa con il medesimo nominativo era stato compiuto anche in altri casi. Ad esempio, in una concessionaria in provincia di Torino il colpo aveva fruttato 1.170 euro, sempre in prodotti di ricambio facilmente rivendibili sul mercato».

Servizio completo sulla Prealpina in edicola giovedì 31 marzo


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